Una vasta e rappresentativa mostra, che segna il confine tra il passato e il presente, tra il tempo della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e il potere del capitalismo globale. Molto esplicativo il logo della mostra: un disegno colorato di rosso con un ragazzo e una ragazza felici e abbracciati: sono Boško Brkić e Admira Ismić, un serbo di 24 anni e una donna bosniaca di 25 che il 19 maggio del 1993 furono colpiti e uccisi da un cecchino sul ponte Vrbanja di Sarajevo rimanendo per diversi giorni stesi al suolo prima di essere sepolti. L'autore del disegno è Djordje Balmazović. Il simbolo della morte di una società, quella jugoslava, che tra i tanti diffetti annoverava anche molti pregi. Il messaggio della mostra vuole fare riflettere su questa società, spingendoci a diventare ancora una volta eroi del nostro tempo, a fermare il potere ostile del capitale globale cercando di riprendere in mano la situazione, Quella società e i suoi non facili momenti la raccontano le quasi cento opere di oltre sessanta artisti originari dei diversi paesi della ex Jugoslavia, un vero e proprio mosaico originale ed emozionale che ripercorre la storia difficile di un territorio attraversato nei secoli da conflitti, da tensioni e instabilità, ma anche dall’utopia di un Paese un tempo socialista costruito inizialmente sugli ideali della giustizia sociale e sull'eguaglianza dei popoli e nazionalità. “Più grande di me: Voci eroiche dalla ex Jugoslavia”, una mostra imperdibile, visitabile fino al 12 settembre al Museo Maxxi di Roma. (mid)
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