Dopo quasi due anni di assenza torna questa sera a Capodistria il Dramma italiano di Fiume, con lo spettacolo "Alfa Romeo Jankovits", su testo di Laura Marchig e regia di Tommaso Tuzzoli. Sul palcoscenico del teatro comunale rivivrà una storia vera ambientata a Fiume negli scorsi anni Trenta, quella di due fratelli che realizzarono un'auto unica, sintesi di bellezza e innovazione, un sogno spezzato dall'esodo.
È un piacere doppio, per Laura Marchig, questo ritorno del Dramma italiano a Capodistria dopo il lungo stop dovuto al Covid. "Sia perché é importante che il Dramma italiano sia presente in tutte le località in cui vivono i nostri connazionali", spiega l'autrice fiumana, raggiunta durante una pausa delle prove del suo nuovo lavoro, la commedia "Noi torneremo". "E sia perché si arriva con questo mio testo, "Alfa Romeo Jankovits". Capodistria è una splendida occasione".
Testo, il suo, molto ben accolto dal pubblico di Fiume e da quello del Politeama Rossetti di Trieste - Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con il quale lo spettacolo, che vede nel ruolo dei due protagonisti gli attori Mirlo Soldano e Andrea Tich, è stato prodotto. "Siamo molto contenti, perché la storia che ho raccontato è quasi sconosciuta e frutto di un lungo lavoro di ricerca. Ho visto il pubblico appassionarsi alla vicenda di questi due fratelli che partendo si può dire dal nulla sono riusciti a realizzare un'automobile destinata a diventare una leggenda e per un periodo anche un'automobile 'esule', che ha seguito il destino dei suoi artefici facendo un po' il giro del mondo e finendo nel dimenticatoio".
Il messaggio che "Alfa Romeo Jankovits" vuol far arrivare agli spettatori? Risponde Laura Marchig: "Da un lato, un messaggio ai giovani, un incoraggiamento a non mollare, a non rinunciare alle idee in cui credono, a essere innovativi. Dall'altro, un messaggio politico, che accomuna del resto tutti miei spettacoli: il bisogno di recuperare pezzi della nostra storia, una storia sottaciuta, dimenticata, travisata. E non mi riferisco solo a Fiume ma più ampiamente alle nostre terre di confine, di cui gli eventi che si sono succeduti dopo la seconda guerra mondiale sembravano aver cancellato il grande passato".