È noto che l'Accademia di Svezia ama sorprendere con scelte che spesso hano spiazzato ogni pronostico. Ma quest'anno le previsioni che volevano il Nobel per la Letteratura attribuito a uno scrittore o a una scrittrice famosa si sono rivelate corrette: se non proprio tra i favoriti, Annie Ernaux compariva comunque nella rosa dei papabili. Nata nel 1940 in Normandia, autrice di libri importanti come "Gli anni", "Il posto" o "Memoria di ragazzo", Ernaux, conosciuta anche dai lettori italiani, ha narrato di amore, sesso, violenza, aborto, malattia. Gli accademici l'hanno premiata con la seguente motivazione: "per il coraggio e l'acutezza clinica con cui ha svelato le radici, gli straniamenti ei vincoli collettivi della memoria personale".
"Ha vinto la letteratura", dice a proposito di questo Nobel al femminile (non molte le donne premiate finora) un esperto di letteratura europea come il critico Luigi Tassoni, che consiglia senz'altro anche ai giovani la lettura della ottantaduenne scrittrice: "Soprattutto per la nettezza del suo linguaggio, del suo modo di raccontare. E di raccontare anche di certe cose distanti, recuperate una ad una, lentamente, nella sua pagina, attraverso una memoria. Direi che questa scrittrice dovrebbe piacere soprattutto, ma non solo ai giovani perché il suo è un racconto senza concessioni, diretto. Ci sono degli ambienti, in questi racconti, che si potrebbero seguire quasi con lo sguardo - quelli di Ernaux sono racconti lunghi o romanzi brevissimi, di 70 o 80 pagine - e delle figure che a volte riemergono. A me a volte è capitato questo: ricordo questa prosa soprattutto per le figure, il padre nel romanzo "Il posto" e la sorella mai conosciuta in "L'altra figlia", che sono indimenticabili".
E poi, fa osservare il critico, c'e' un altro elemento, "l'importanza della nostalgia, che viene troppo spesso dimenticato. In questo Ernaux è davvero bravissima".
Annie Ernaux è attesa nei prossimi giorni in Italia, alla Festa del cinema di Roma, dove presenterà il documentario "Les Années Super-8", il suo primo film realizzato a partire dai filmini di famiglia, e quindi a Bologna nell'ambito della manifestazione cinematografica Archivio Aperto.