Un viaggio a ritroso, dal 1619, dalla carta di Giacomo Fino, che raffigura la città di Capodistria - antico capoluogo dell'Istria veneta - entro le mura, al 1819, data della produzione del catasto austriaco, il cosiddetto catasto franceschino, fino a i nostri giorni. S'impernia su questi tre momenti il nuovo progetto messo in cantiere dalla Società umanistica Histria, con l'Archivio regionale e la Comunità degli italiani Santorio Santorio, per focalizzare l'attenzione sul patrimonio architettonico-urbano di Capodistria e le sue trasformazioni nel tempo. Un calendario di iniziative articolato su due giornate, giovedì primo agosto e sabato 3, e un seguito in autunno, il tutto coordinato dalla storica e archivista Deborah Rogoznica. Giovedì, nella ricorrenza esatta dei 400 anni della pianta seicentesca, che si conserva presso l'Archivio di Stato di Venezia, un doppio appuntamento, con la presentazione di un volume dello storico Salvator Žitko su Capodistria in età veneta, per ora solo in lingua slovena ma di cui è in programma la traduzione in italiano, e l'inaugurazione di una mostra, entrambi a Palazzo Gravisi. Sabato una passaggiata per le vie della città sulle tracce del geometra Fino in compagnia dello stesso professor Žitko e della storica dell'arte Neža Čebron Lipovec. Per scoprire, spiega la Čebron Lipovec, che "la città è cambiata, e anche parecchio, però ha mantenuto alcune delle sue caratteristiche principali, in primo luogo la rete viaria. Sono scomparse le mura, di cui non rimane che qualche frammento, le case semplici di abitazione. Sono rimasti i palazzi e alcuni conventi, per quanto adibiti e adattati a nuove destinazioni d'uso".
Ornella Rossetto