Manoscritti, carteggi, bozze, fotografie, e tutte le sue opere, con le relative traduzioni ("Danubio", il suo capolavoro, ne ha avute addirittura quaranta, anche in giapponese e coreano). Lo scrittore, saggista e germanista triestino Claudio Magris, da anni in odore di Nobel, ha donato il suo vastissimo archivio privato ("circa 70 metri di libri") e quello della moglie, la scrittrice Marisa Madieri, mancata nel 1996, al Gabinetto Vieusseux di Firenze, istituzione scientifico-letteraria fondata nel 1820 e tra i maggiori centri culturali europei. Qui si incontrarono Giacomo Leopardi e Alessandro Manzoni. Il Viesseux ha una tradizione di fondi d'autore molto importante e custodisce gli archivi di grandi personalità del Novecento come Gadda, Ungaretti, Luzi, De Filippo, Pasolini. "Essere accolto nel Viesseux lo considero uno dei premi più importanti della mia vita", ha commentato lo scrittore, ricordando come la città toscana sia 'recidiva' nell'attenzione nei suoi riguardi. Due anni fa, infatti, Firenze ha dedicato a Magris un convegno universitario e consegnato le Chiavi della città.
La cerimonia di donazione dell'archivio è avvenuta in questi giorni nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, alla presenza dello stesso Magris e del sindaco Dario Nardella. "Un regalo inestimabile che ci commuove e ci responsabilizza", ha commentato Nardella. Che Magris lo vedrebbe bene in un toto Quirinale, "quale candidato ideale per guidare una rifondazione anche etica del Paese". E qui, come ha scritto il Corriere della Sera, è partito l'applauso del Salone.