Un viaggio di esplorazione dentro la letteratura italiana vista da un'angolazione particolare: quello che nei secoli hanno scritto di Istria, Fiume e Dalmazia i suoi autori. Dal capostipite Dante con i celebri versi su "Pola, presso del Carnaro / ch'Italia chiude e i suoi termini bagna" fino ad oggi. Un panorama soprendentemente ricco di nomi, di opere, di suggestioni. Dalle cronache di viaggio di età veneta all'europeismo ante litteram del dalmata Niccolò Tommaseo. Dalla scrittura di memoria di Gabriele D'Annunzio al ritratto delle miniere dell'Arsa in alcune pagine di Carlo Emilio Gadda. Sì, proprio lui, lo scrittore-ingegnere autore del "Pasticciaccio". Tanti gli scrittori dell'esodo. C'è l'Istria perduta, e nel doloroso esilio sempre vagheggiata e rimpianta, di un Pier Antonio Quarontotti Gambini, c'è il mondo istriano di Tomizza e l'amarcord di Guido Miglia, esule da Pola. Non mancano gli echi contemporanei, con la pluralità di toni e di accenti di autori quali Claudio Magris e Paolo Rumiz, a cui si affiancano le voci dei rimasti, con Nelida Milani e Giacomo Scotti ma anche Vlada Acquavita o Aljoša Curavić. Insomma, nella prospettiva del convegno organizzato dall'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste con la Cattolica di Milano e l'ateneo triestino, il tema restituisce mille sfaccettature, con l'idea di favorire un diverso approccio alla conoscenza della storia culturale dei territori d'oltre Adriatico, già plurimillenario insediamento italiano, e costruire - come ha detto in apertura di lavori il coordinatore scientifico Giorgio Baroni - "ponti di verità e di pace".
L'argomento è poco indagato, ma le oltre cento comunicazioni di studiosi di tutta Italia e dall'estero promettono di gettare un seme.
Ornella Rossetto