Sfide artistiche, originali progetti produttivi e soprattutto una strettissima sinergia con la compagnia croata del Teatro Ivan de Zajc caratterizzeranno la nuova stagione del Dramma italiano, reduce (come tutte le altre istituzioni della comunità nazionale italiana) da una grave crisi finanziaria per il ritardo nel versamento dei fondi destinati alla minoranza da parte dell'Università popolare di Trieste. Su cinque nuovi spettacoli, quanti ne allinea la programmazione in arrivo, ben quattro sono risultato di coproduzioni con il Dramma croato. "Si è fatta di necessità virtu'", commenta il direttore Giulio Settimo. "Una scelta obbligata, dettata dal problema economico, è diventata un piacere. Proprio pensando a Fiume Capitale europea della cultura 2020, questi programmi permettono una mescolanza di lingue e di culture - la croata e l'italiana - come altrimenti, forse, non sarebbe accaduto".
Un doppio allestimento, in croato e in italiano, è previsto per il titolo inaugurale, "La commedia", che andrà in scena il 25 ottobre. "Due versioni completamente diverse", anticipa Settimo. "Rimane uguale il concetto, che è quello di una ricerca dietro alla commedia. E diversi saranno anche i registi".
Titolo di punta della stagione "Esercitazione alla vita - seconda volta", altra coproduzione con il Dramma croato, in calendario a marzo. Pièce che riporta in palcoscenico
un memorabile spettacolo andato in scena a Fiume nel lontano 1990. E ancora, fra le altre proposte del nuovo cartellone, "Cabaret Sacco e Vanzetti", coprodotto con il pugliese Teatro dei Borgia, già noto al pubblico del Dramma italiano per un riuscito, ironico "Cabaret D'Annunzio" presentato insieme alla compagnia fiumana due anni fa.
"Piacerebbe riproporlo, ma una ripresa al momento è fuori dalle nostre possibilità", spiega il direttore. "Continuiamo a fare i conti con una situazione di insicurezza da parte dell'Università popolare di Trieste, quindi alcune scelte di programmazione devono sottostare alla sovrintendenza dello Zajc la quale, finché non sarà firmato un contratto con l'italia, non ci permette di spendere certi fondi".
Ornella Rossetto