Dapprima contestato ma poi molto amato dal pubblico di tutta Italia, debuttava dieci anni fa a Trieste, prodotto dallo Stabile regionale, "Magazzino 18" di Simone Cristicchi, uno spettacolo davvero memorabile, che affrontava in una formula nuova - quella del "musical civile" - il racconto del grande esodo dalle loro terre degli italiani dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia dopo le vicende della Seconda guerra mondiale. Un capitolo doloroso e drammatico della storia del Novecento che è stato oggetto per molto tempo di una enorme rimozione e che ha nel Porto Vecchio di Trieste uno dei suoi luoghi simbolo, appunto il Magazzino 18, dove sono state custodite per decenni le masserizie degli esuli (recentemente l'Irci ne ha curato una nuova sistemazione al Magazzino 26). Mobili, suppellettili, libri, ricordi, oggetti di una quotidianità spezzata che nessuno ha più richiesto, ma che portano ancora il nome dei loro proprietari. Simone Cristicchi proprio da qui era partito per costruire uno spettacolo che "rendesse giustizia - sono parole sue - alla ferita che c'è dietro quelle masserizie", e "trasmettere agli spettatori la sensazione dello sradicamento, del ritrovarsi senza radici".
Da stasera a domenica 12 febbraio il cantautore romano torna sul palcoscenico del Politeama Rossetti, nuovamente diretto da Antonio Calenda, in una riedizione per il decennale impreziosita - nelle sole repliche a Trieste - dalla collaborazione dello Stabile del Friuli Venezia Giulia con l'Orchestra della Fondazione Teatro Verdi: quattro serate che si preannunciano all'insegna del "tutto esaurito".
"Un evento di rilievo dal punto di vista artistico, storico, sociale", ha sottolineato la vicesindaca del capoluogo giuliano e assessora ai Teatri Serena Tonel, ricordando come "Magazzino 18" già dieci anni fa "ha avuto un ruolo importante per sdoganare il tema delle foibe e dell'esodo e farlo doverosamente entrare nella coscienza collettiva nazionale", contribuendo "a ridare dignità alla memoria della tragedia e alle sue vittime".