Una serata e una notte indimenticabili quella del primo febbraio scorso, nonostante l'insistente pioggerella. Le manifestazioni per Fiume 2020, che condivide il prestigioso titolo con l’irlandese Galway, iniziano già in mattinata con una trentina di eventi nel centro cittadino e altri settanta nella serata nell’area del Porto. Uno spettacolo centrale di musica dai ritmi punk, numeri acrobatici ed effetti sonori. In chiusura, a notte tarda, la manifestazione ispirata al mondo del lavoro e dedicata agli operai viene saluta da trenta mila persone che intonano tutti assieme Bella ciao, in un tripudio di gioia collettiva. Tre mesi dopo, in piena emergenza coronavirus, lo scenario è mutato radicalmente. I divieti di assembramento, la chiusura di tutte le strutture pubbliche, comprese quelle riservate al programma artistico e culturale del progetto, mettono in ginocchio gli organizzatori, gli artisti e quanti avevano collaborato alla buona riuscita del programma di Fiume 2020. Dei complessivi settanta dipendenti fissi ne sono rimasti circa dodici, che a loro volta sono molto limitati nel loro operato. L’approccio virtuale in questi casi non riesce a sostituirsi al programma concreto di eventi e spettacoli vari previsti. La delusione è grande ma la direttrice di Fiume 2020, Emina Višnić, non demorde. Siamo comunque disposti a continuare il nostro operato, osserva. Gli organizzatori hanno infatti predisposto un progetto alternativo di crisi, le cui proposte sono adesso al vaglio del Ministero della cultura. La nuova tempistica e la calendarizzazione degli eventi dipenderanno adesso dagli sviluppi che assumerà l'emergenza coronavirus in Croazia e dalle ridotte risorse finanziarie di cui potrà disporre il progetto. A tale proposito da rilevare che i finanziamenti destinati alle infrastrutture cittadine non sono stati bloccati, quindi si può dire che in questo momento a Fiume non tutto è perduto, anche perché Fiume 2020 prosegue fino al prossimo mese di febbraio.
Miro Dellore