Peccato che il pubblico, a Casa Manzioli, ieri sera non fosse appena un po' più numeroso. Peccato perché il tema scelto dalla filologa Valentina Petaros Jeromela era di grande interesse: i codici della Divina Commedia di Dante con il celebre commento di Benvenuto da Imola vergati a Isola, allora cittadina della Repubblica di Venezia, nell'ultimo scorcio del Trecento. Una bella storia salita agli onori delle cronache nel 2014 grazie ad una prestigiosa edizione in facsimile curata dall'Università del Litorale su impulso della CAN e dell'indimenticato Silvano Sau. A distanza di cinque anni gli studi condotti dalla dottoressa Petaros ci consentono di avere una conoscenza più precisa delle caratteristiche dei due manoscritti, che hanno avuto una vicenda avventurosa, e dopo molte peregrinazioni attualmente si trovano l'uno alla Biblioteca Nazionale di Parigi e l'altro alla Marciana di Venezia. Molte domande, però, restano ancora senza risposta. E poco si sa del copista, il calabrese Pietro Campennì, originario di Tropea, che se ne fece autore nelle pause del suo lavoro di cancelliere del Comune. Ma ieri la relatrice si è concentrata in particolare sulla sua recente partecipazione all'importante, secondo Congresso dantesco internazionale che si è tenuto a cavallo di maggio e giugno a Ravenna, occasione per promuovere di fronte ad un vasto e qualificatissimo uditorio la riscoperta di due testimoni della Divina Commedia esemplati in quell'Istria che ha il privilegio di essere ricordata da Dante nel suo capolavoro (Inferno IX). E un'altra trasferta ha visto protagonisti i codici isolani a Tropea, dove il Club per l'Unesco ha conferito alla dottoressa Petaros una targa per la passione generosa dedicata allo studio dell'opera dantesca.
L'ormai imminente, settimo centenario della morte del poeta, che cadrà nel 2021, promette la realizzazione a Isola di altri incontri nel segno di Dante e del legame antico che, attraverso i due manoscritti trecenteschi, unisce la città al padre della nostra lingua e della nostra tradizione letteraria.
Ornella Rossetto