Nobili di origine veneta presenti a Capodistria dal Quattrocento, i Grisoni nel tempo avevano messo insieme grandi fortune. Una delle vaste proprietà che l'ultimo discendente, il conte e filantropo Francesco (nato nel 1772 e morto nel 1841), si trovò ad amministrare era la tenuta di San Giovanni di Daila, nei pressi di Cittanova, dove ancora oggi si ammira la grande villa di famiglia, purtroppo in stato di abbandono. Da qui il progetto, a cui hanno lavorato insieme il Museo Lapidarium di Cittanova e la Biblioteca centrale di Capodistria, di presentare nella bella sede museale cittanovese parte dei volumi della ricca biblioteca privata del conte, in assoluto una delle più importanti in Istria, già al centro di una mostra alla Biblioteca nazionale e universitaria di Lubiana e successivamente anche a Capodistria, dove il prezioso fondo librario è appunto custodito. Non era un letterato e nemmeno un erudito Francesco Grisoni, tuttavia per tradizione familiare, educazione (aveva studiato al prestigioso Collegio Tolomei di Siena e poi a Torino) e anche - si può supporre - inclinazione personale, amava i libri e la cultura, tanto da accumulare nel corso della sua vita migliaia di volumi. Una raccolta eterogenea, secondo il gusto enciclopedico dell'epoca, con opere in italiano e in francese, lingua universale della cultura fino a tutto l'Ottocento. Chicca della mostra ("Tra Daila e Capodistria: la biblioteca del conte Francesco Grisoni"), che sarà inaugurata al Museo Lapidarium martedì 18 maggio, è il progetto per la villa di Daila commissionato nel 1798 all'architetto francese Gabriel Le Terrier de Manétot, un nobile che aveva abbandonato la Francia rivoluzionaria per rifugiarsi nella Repubblica di Venezia. Trentuno dettagliate carte racchiuse in un album pervenuto integro e in ottimo stato di conservazione.
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