Paolo Sorrentino in viaggio verso l'Oscar. "È stata la mano di Dio" è entrato nella cinquina dei film internazionali, come successe nel 2014 con "La grande bellezza", che poi vinse. Il regista napoletano, alla notizia, si è detto felice e commosso, perché è un riconoscimento alle cose in cui crede, "l'ironia, la libertà, la tolleranza, il dolore, Napoli e mia madre". Stavolta Sorrentino non parte da favorito, ma - ha sottolineato - "meglio così".
"È stata la mano di Dio" dovrà vedersela con due film nordici - il danese "Flee" e il norvegese "La persona peggiore del mondo" - e poi l'outsider dal Buthan "Lunana: uno Yak nella classe" , ma soprattutto con il film del regista giapponese Ryusuke Hamaguchi "Drive my Car", il favorito, in corsa per quattro premi, e già vincitore del Golden Globe per il film straniero.
Tra gli italiani, altre due candidature: Enrico Casarosa, talento della Disney, per la regia del cartone animato "Luca", uscito l'anno scorso, e Massimo Cantini Parrini, per i costumi di "Cyrano" di Joe Wright.
Per il resto, fa man bassa di nomination, dodici in tutto, compresa quella della categoria Best Film, il western "Il potere del cane" di Jane Campion, l'autrice neozelandese di "Lezioni di piano", prima donna candidata per la seconda volta alla regia. Al secondo posto per candidature è emerso "Dune" di Denis Villeneuve, uno dei titoli di fantascienza più apprezzati del decennio, che ne ha ottenute dieci, seguito da "Belfast" e "West Side Story", remake dello spettacolo di Leonard Bernstein firmato da Steven Spielberg, con sette a testa. In gara per il miglior film anche "Don't look up" di Adam McKay, una pellicola dalla trama catastrofica che riflette (involontariamente) sulla pandemia; definito di volta in volta un capolavoro o un pasticcio, è un film che ha comunque lasciato un segno.
Cerimonia di consegna delle statuette fissata per il 27 marzo.
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