Quando l'orchestra dei Solisti Veneti nacque, nel 1959, a Padova, raccontava il maestro Claudio Scimone in una delle ultime interviste, l'idea era quella di far conoscere al mondo il grande patrimonio musicale veneto, da Vivaldi ad Albinoni, da Galuppi a Tartini, cercando di riproporre il virtuosismo e la ricchezza di colore musicale del barocco. L'ensemble diventerà presto un mito: più di seimila concerti in oltre 90 Paesi, la partecipazione ai più importanti festival internazionali, una discografia sterminata. L'opera di Tartini, maggior violinista del Settecento e uno dei compositori più significativi del periodo illuminista, è stata al centro da parte dei Solisti di un'attenzione particolare: nessuno, forse, si è adoperato altrettanto per valorizzare il genio del musicista piranese, che trascorse tanta parte della sua vita nella città del Santo. Ed è così che negli ultimi anni la storica orchestra da camera si è esibita più volte a Pirano, piccola patria di Tartini, una tradizione continuata anche dopo la morte di Scimone, nel segno di un comune omaggio al Maestro delle Nazioni. E certamente la mancanza del carismatico fondatore e direttore, scomparso nel 2018 a 84 anni, si sentirà quanto mai in occasione della celebrazione ufficiale del 60.mo anniversario dei Solisti Veneti in programma domani a Padova con un concerto speciale diretto da Giuliano Carella, erede della bacchetta di Scimone. Due opere costituiscono il programma, la Serenata in do maggiore di Čajkovskij, brano del 1880 che Scimone amava particolarmente, e le Metamorfosi di Richard Strauss, composizione per 23 archi solisti scritta nel 1945.
Ornella Rossetto