Mauro Covacich, triestino come Svevo, e un classico della nostra letteratura, raccontato dal palcoscenico. È una lezione appassionata sulla scrittura e la personalitć dell'autore della Coscienza di Zeno quella che ha debuttato ieri a Trieste, nuova produzione del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia che inaugura la programmazione della sala Bartoli del Rossetti, dedicata alla scena contemporanea. Dello spettacolo, intitolato "Svevo" e diretto da Franco Però, Covacich è autore e interprete: un romanziere che racconta un altro romanziere, attraverso il comune denominatore della città natale, approfondendo in particolare la questione della lingua. Il famoso "cattivo italiano" di Ettore Schmitz , da sempre accusato di scrivere male, lui che era di formazione tedesca e che l'italiano l'aveva imparato sui banchi di scuola. Come fosse una lingua straniera: nel suo capolavoro Svevo lo ripete tre o quattro volte, fa notare Covacich, che sente una particolare sintonia con quel modo di scrivere. Da Yoyce, irlandese di nascita, che scriveva in inglese, e a Trieste aveva imparato il dialetto del posto, tanto che quando scriveva all'amico Italo Svevo, scriveva in dialetto, a Kafka, un boemo che scriveva in tedesco, per arrivare all'oggi con il Nobel sudafricano Coetzee, che ha scelto come lingua di elezione l'inglese, ci sono parecchi scrittori, spiega Covacich, che si sono espressi in una lingua acquisita, una lingua che non era la loro.
Narratore di successo, Mauro Covacich, classe 1965, è autore di numerosi romanzi. Alla sua Trieste ha dedicato il libro "La città interiore", finalista al premio Campiello 2017.
"Svevo" si replica al Rossetti questa sera e poi dal 19 al 26 ottobre. Sabato sarà a Verona, lunedì al Salone del libro di Torino, e a fine mese all'Istituto italiano di cultura di Parigi.

Lo scrittore triestino Mauro Covacich, immagine dal sito ilrossetti.it
Lo scrittore triestino Mauro Covacich, immagine dal sito ilrossetti.it