Era il 1911 quando la Gioconda di Leonardo, il dipinto più famoso al mondo, sparì dal Louvre. Un colpo clamoroso. Il primo grande furto di un'opera d'arte da un museo.
Si pensò perfino a un intrigo internazionale. Si accusarono addirittura il poeta Apollinaire e Pablo Picasso (il primo passò anche qualche giorno in carcere). Invece la Monna Lisa era nella cucina di un imbianchino di Varese emigrato a Parigi, Vincenzo Peruggia, che se l'era portata via nascosta sotto il camiciotto da operaio. Per un'azione di stampo patriottico, col desiderio di restituire quel capolavoro all'Italia, si giustificò lui due anni dopo, quando fu scoperto e arrestato a Firenze, dove aveva tentato di vendere il quadro. La Gioconda tornò al Louvre e Peruggia, ritenuto infermo di mente, ebbe una condanna mite.
Dalla rocambolesca vicenda del furto prende le mosse lo spettacolo di Antonio Piccolo "Così parlò Monna Lisa", vincitore di un bando della Regione Friuli Venezia Giulia per una rappresentazione teatrale su Leonardo da Vinci a 500 anni dalla morte, e ora al centro di una tournée fitta di date fra Trieste, Milano, Roma e Napoli. Protagonista dellla pièce è la figlia di Vincenzo, Celestina, soprannominata dalla gente del quartiere "La Giocondina". Qualcosa la spinge a cercare di ripetere le gesta del padre: siamo nel 1940, Parigi è sotto le bombe, e Celestina vuole rubare il quadro per salvarlo dai nazisti.
Ma, una volta penetrata di notte nel museo, la sorpresa di trovarsi di fronte una Monna Lisa ... parlante! Uno stratagemma ideato dall'autore Antonio Piccolo - anche regista e interprete con Stefania Ventura e Melissa Di Genova - per dare vita ad un dialogo surreale e metaforico, tra il genio di Leonardo e le miserie della guerra, lo spirito del Rinascimento contro il buio dei nazionalismi.
Ornella Rossetto