Scegliere i propri collaboratori è nelle prerogative del sovrintendente di un teatro. Ma l'Unione italiana, che oltre tutto sostiene finanziariamente la compagnia italiana dell'Ivan de Zajc, ritiene di poter avere comunque voce in capitolo. Come ha più volte spiegato in questi giorni il presidente della giunta Maurizio Tremul, spesso la nomina del direttore del Dramma italiano è avvenuta sulla base di un percorso condiviso. Così non è stato in questa occasione, malgrado l'esplicita richiesta presentata a Marin Blaževič nell'imminenza della scelta del nuovo direttore (destinato a subentrare a Rosanna Bubola dimessasi a febbraio), e la successiva proposta del nome di Sandro Damiani, attuale consulente artistico e già direttore della compagnia stabile, come candidato della UI.
Da noi contattato per un commento, Tremul ricorda che "il Dramma italiano è l'unica compagnia teatrale italiana al di fuori dei confini italiani" e che dunque "la nostra compagnia noi continueremo a sostenerla, e ovviamente collaboreremo con l'attuale direttore". Il presidente della giunta tiene inoltre a precisare le ragioni per le quali l'Unione italiana chiede di essere coinvolta. "Non perché vogliamo condizionare le scelte altrui; e non solo ed esplicitamente per via delle risorse finanziarie che vengono erogate. Lo chiediamo perché riteniamo che il Dramma italiano sia un'istituzione unitaria della comunità italiana; non è un ente autonomo ma fa parte del teatro Zajc, e quindi chiediamo che ci sia la possibilità per la nostra comunità nazionale di collaborare con il Dramma anche nella gestione, soprattutto nella scelta di chi poi deve gestire il Dramma italiano".