Il 2023 è un anno listato a lutto per Vilenica: in pochi mesi, oltre a Veno Taufer, poeta e saggista che è stato tra i fondatori del festival, se ne sono andati quattro autori dell'albo d'oro dell'ormai celebre premio alla scrittura del Centro Europa. L'ultimo, a fine luglio, è stato il serbo David Albahari, uno dei più autorevoli scrittori dei Balcani, e prima di lui erano mancati il bosniaco Dževad Karahasan, la croata Dubravka Ugrešić, e ancora Milan Kundera, autore che non ha bisogno di presentazioni, premio Vilenica 1992. Questo per dire dei nomi sempre grandissimi insigniti del riconoscimento dell'Associazione degli scrittori sloveni, che in alcune occasioni ha perfino anticipato il Nobel (con l'austriaco Peter Handke e la polacca Olga Tokarczuk), senza dimenticare di celebrare l'opera degli italiani Fulvio Tomizza (primo della lista dei premiati nel 1986) e Claudio Magris. Autori complessi, molto immaginativi, con una scrittura densa, com'è anche il caso, in questa edizione numero 38, di Ottó Tolnai, poeta e scrittore della minoranza ungherese che vive nella regione serba della Voivodina e una delle maggiori voci della letteratura contemporanea ungherese in assoluto. Tolnai, classe 1940, studi a Novi Sad e a Zagabria, è autore prolifico e versatile, che spazia dal saggio alla poesia, dal romanzo al dramma. Nelle motivazioni la giuria si sottolinea anche il carattere interculturale della sua poetica, che "scaturisce dalla tradizione culturale ungherese, ma ha risentito della forte influenza della letteratura jugoslava moderna".
La cerimonia di consegna oggi pomeriggio nella cavità naturale di Vilenica, non lontano da Lipizza, sul Carso, che dà al nome al premio.