A come 'autoprodurre', B come 'biblioterapia' e 'bombastico', C come 'caregiver' e 'circo mediatico' ... I come 'istrioto' e 'istroveneto'.
C'è anche un pezzetto d'Istria con le sue varietà dialettali italiane tra le nuove entrate dello Zingarelli, all'incirca un migliaio tra parole ed espressioni aggiunte o nuovi significati di parole già in uso (come 'strisciare' nel senso di far passare la carta di credito). Neologismi che raccontano come cambiano abitudini e stili di vita degli italiani, voci nuove per i dizionari ma che circolano ampiamente nel nostro parlato, nei giornali e in tivù, o derivate dai linguaggi specialistici. Come nel caso di 'istrioto' e 'istroveneto', termini largamente in uso negli studi linguistici e ovviamente in ambito regionale. Il vocabolario Zingarelli, tra più conosciuti e utilizzati dizionari della lingua italiana, inserendoli nella nuova edizione ne sancisce di fatto l'ingresso nel lessico comune.
"Perché 'istrioto' e 'istroveneto' sono entrati nel vocabolario? Perché sono presenti nel dibattito pubblico", spiega Mario Cannella, lessicografo e storico curatore dell'opera edita da Zanichelli. "Li abbiamo riscontrati in libri e articoli comparsi su organi di stampa di un certo livello, e quindi dobbiamo darne atto. Quando diciamo che inseriamo parole di frequenza, questo non significa che delle volte non inseriamo parole che invece sono poco usate ma sono ben presenti nel dibattito culturale. 'Istrioto' lo abbiamo trovato in un testo italiano del 1853, dunque non si può parlare di neologismo, vale a dire di una parola di conio recente, è una nuova parola nel vocabolario".
Interessante (e insolita) la definizione di 'istrioto', termine coniato nell'Ottocento su modello di 'veglioto' dal glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli. Per lo Zingarelli un "dialetto neolatino-veneto parlato nell'Istria meridionale". Formula che tiene conto, precisa il professor Cannella, delle discussioni intorno alla classificazione di queste parlate istriane di origine preveneta ma da secoli profondamente venetizzate. "Su questo argomento ci sono spesso differenze di accento anche da parte degli studiosi. Noi abbiamo consultato alcuni esperti, Sandro Cergna, Franco Crevatin e altri. Anche la discussione lingua-dialetto è spesso ostiosa. È una vecchia questione, ma il dialetto è semplicemente una lingua parlata in una zona molto più limitata rispetto alla lingua ed è normalmente priva di pubblicazioni di tipo giuridico-scientifico, comunque le differenze non sono enormi. La discussione che c'è stata ha portato, appunto, all'aggiunta di "neolatino" ad indicare una componente preveneta. Per cui abbiamo preferito inserire la formula dialetto neolatino-veneto".
'Istrioto', 'istroveneto' ... e altre 998 parole. Da dove derivano per lo più i neologismi? "Come sempre c'è un po' di tutto", spiega ancora il curatore dello Zingarelli. "Il vocabolario riflette una lingua che cambia e quindi una società che cambia, modi di vivere e di pensare diversi. Dal diritto alla cucina all'informatica e alla cultura o allo sport, tutti i campi sono rappresentati. Per la cucina, la globalizzazione ci porta a contatto con parole e cibi un tempo esotici, come 'dorayaki', dolce giapponese. Ma nello Zingarelli 2020 entrano anche concetti come 'superalimento' e 'supercibo'. E altra nuova entrata è 'pinsa', un tipo particolare di pizza che si sta rapidamente diffondendo.
Ai problemi di una società che invecchia si lega l'anglismo 'caregiver', chi assiste una persona non autosufficiente, quasi sempre un familiare".
Ornella Rossetto