Questa domenica l'attenzione sarà concentrata tutta sulle elezioni federali tedesche, ma nella piccola San Marino si giocherà una partita importante per le donne della repubblica del Monte Titano. Si terrà, infatti, il referendum propositivo che prevede la cancellazione delle norme che attualmente vietano l'aborto nel paese.
In Europa sono pochi gli stati in cui esistono restrizioni di questo genere. Oltre alla Polonia dove il divieto è entrato in vigore lo scorso ottobre tranne che in caso di pericolo di vita della donna o di stupro, l'interruzione di gravidanza è illegale in Lichtenstein, ad Andorra, a Malta e a Cipro.
A San Marino l'aborto è punito basandosi su due articoli del codice penale del 1895 che prevedono da sei a tre anni di reclusione sia per la donna che abortisce sia per chiunque la aiuti e l'interdizione dalla professione sanitaria del medico che si presti a questo tipo di intervento. Pene più lievi sono previste invece per il cosiddetto "aborto per motivo di onore" sempre che si tratti di una persona non sposata. Una legge superata che obbliga , però, ancora oggi le donne di San Marino intenzionate ad interrompere la gravidanza a doversi spostare in Emilia- Romagna per usufruire di questo trattamento sanitario.
Oltre che a depenalizzare l’aborto e ad adeguare le politiche sanmarinesi allo standard italiano ed europeo, una vittoria del referendum avrebbe quindi anche una forte ripercussione culturale in un paese che ha fatto molta fatica a riconoscere i diritti delle donne. Per le sanmarinesi, ad esempio, il diritto di voto attivo è stato riconosciuto soltanto nel 1958, quello passivo nel 1973 mentre fino al 1984 in caso di matrimonio con cittadini stranieri perdevano automaticamente la cittadinanza.
Barbara Costamagna