È stato uno dei volti della vocazione europeista della Francia. Valéry Giscard d'Estaing, presidente della Repubblica francese dal 1974 al 1981, si è spento a all’ospedale di Tours, a 94 anni, in seguito a complicanze dovute al Covid.
Fu uno dei protagonisti della politica francese, diventando il più giovane presidente della Quinta Repubblica, eletto nel 1974, a 48 anni, il primo a non provenire dall’area gollista.
Era nato a Coblenza, nella Germania di Weimar, dove suo padre era in missione, e venne allevato in una famiglia borghese frequentando scuole prestigiose, venendo a contatto con la tradizione politica di centrodestra liberale.
Un’impostazione che mantenne anche nella sua carriera politica, ma con una matrice dichiaratamente europeista, rifacendosi, per sua stessa ammissione, a due modelli: il generale de Gaulle e Jean Monnet, padre dell'Europa.
Economista, europeista convinto, ebbe come grande avversario il socialista Francois Mitterrand, sul quale prevalse alle presidenziali del ’74, ma da cui venne battuto sette anni dopo. La sua carriera politica era però iniziata molto prima, arrivando al governo nel 1959, con incarichi soprattutto in ambito economico.
Il suo arrivo all'Eliseo, dopo le gestioni di de Gaulle e Pompidou fu un segnale di rinnovamento per la Francia, uscita lacerata dal sessantotto: sotto il suo mandato furono approvate riforme come l’abbassamento della maggiore età a 18 anni e la depenalizzazione dell'aborto. Fu lui a lanciare, scegliendolo come primo ministro, il futuro presidente Jaques Chirac.
Diede un impulso decisivo all'asse franco-tedesco insieme al cancelliere tedesco Helmut Schmidt, e fu fra gli ispiratori dell'iniziatore del G7, il gruppo dei paesi più industrializzati del mondo.
Più tardi, nel 2001, fu a capo della Convenzione per l'Europa, incaricata di redigere la Costituzione europea, che sarà però poi bocciata dal referendum.
Nel 2003, grazie ai suoi numerosi libri e trattati di economia, divenne accademico di Francia.
Non mancarono delle ombre nella sua carriera, come il suicidio del suo ministro Robert Boulin, mai completamente chiarito, lo scandalo dei diamanti in regalo dal presidente centrafricano Bokassa, o una recente inchiesta per molestie a una giornalista. Il suo ricordo, oltre che alla sua carriera politica e alle opere di economia, rimarrà però legato al suo stile, alla sua figura e ai modi naturalmente eleganti, uniti a una spontaneità nel rapporto con i francesi, ai quali aprì per primo l'Eliseo per visite e ricevimenti, e che gli perdonarono anche idee non ortodosse, come la proposta di schiarire i colori della bandiera francese e o rallentare il ritmo della Marsigliese.
Alessandro Martegani