Nel centro della capitale bielorussa, Minsk, e in altre città del Paese erano scoppiate proteste già domenica sera, subito dopo la proclamazione dei risultati delle elezioni presidenziali. A prendervi parte decine di migliaia di persone, secondo alcune fonti 100.000 soltanto nella capitale, che non riconoscono la rielezione di Aleksander Lukašenko. Durante le manifestazioni si sono verificati scontri tra dimostranti e forze dell'ordine. La polizia ha usato proiettili di gomma, lacrimogeni, manganelli e granate assordanti per disperdere i manifestanti durante la seconda notte di violenza. In diverse aree della capitale i dimostranti hanno eretto barricate e lanciato molotov. Uno dei manifestanti ha perso la vita dopo che un ordigno - che voleva lanciare contro gli agenti - gli è esploso tra le mani. Media locali hanno riferito di scontri scoppiati pure in altre città.
Lukašenko, al potere da oltre 25 anni, ha ottenuto una vittoria schiacciante contro la principale avversaria, Svetlana Tikhanouskaya, un'ex insegnante di inglese che ha guidato la più grande sfida al suo governo da anni.
Il Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha affermato che il voto in Bielorussia "non è stato libero ed equo" ed ha condannato "la continua violenza contro i manifestanti e la detenzione di sostenitori dell'opposizione".
Anche Mosca ha seguito da vicino gli eventi nel Paese. Il presidente russo, Vladimir Putin, si è congratulato con Lukašenko per la sua vittoria, invitandolo ad accettare legami più forti tra le due nazioni, che il capo dello Stato bielorusso in precedenza aveva respinto, definendolo un attacco all'indipendenza del suo Paese.
E. P.