“Giornaliste e giornalisti attaccati semplicemente perché svolgono questo lavoro, minacciati o addirittura assassinati” perché “hanno lottato per il diritto all'informazione, che è un bene pubblico”.
Uno dei passaggi del discorso della presidente Ursula Von Del Leyen al Parlamento Europeo è stato dedicato a quella che ormai anche in Europa viene definita “emergenza informazione”. Giornalisti sempre più spesso minacciati, sottoposti a pressione, a volte anche attaccati fisicamente, come capitato in Italia in occasione di alcune manifestazioni di no vax e a Lubiana con l’attacco alla sede di RTV Slovenia, o addirittura uccisi perché stavano svolgendo con coraggio il proprio lavoro, indagando su corruzione e criminalità, come avvenuto ad esempio a Malta per la collega Daphne Caruana Galizia.
Von del Leyen ha sottolineato come la Commissione sia intenzionata a “sostenere il lavoro dei giornalisti e a contrastare chi mette a repentaglio la libertà dei media. C'è bisogno di una legge – ha aggiunto - che garantisca l'indipendenza dei media, perché difendendo la libertà dei media, difendiamo anche la nostra democrazia".
Quella della libertà d’informazione, elemento vitale perché ogni democrazia possa definirsi tale, è stato sollevato più volte negli ultimi anni con crescente preoccupazione dalle organizzazioni dei giornalisti in Europa, come ci conferma Carlo Muscatello, Presidente dell’Associazione della stampa del Friuli Venezia Giulia. “La situazione peggiora di giorno in giorno, di settimana in settimana: qui non si tratta più solo dell’inquietante episodio di Lubiana, non è soltanto la delirante lettera di minacce fatta pervenire alcune settimane fa al Messaggero Veneto, non sono soltanto le grida “giornalisti terroristi” urlate sotto la sede del Piccolo di Trieste pochi giorni fa a margine di un corteo di no vax, e non sono nemmeno solo le purtroppo sempre più frequenti aggressioni, anche fisiche, di queste settimane, a giornalisti e operatori dell'informazione, “colpevoli”, è il caso di sottolinearlo, di fare soltanto il proprio lavoro e di esercitare il diritto -dovere costituzionale d’informare. La questione ormai è molto più complessa, a mio avviso più grave e più preoccupante, perché la campagna no vax ha alzato il tiro, ha alzato pericolosamente i toni e ha messo nel mirino chi esercita soltanto lavoro d’informare, che penso sia fondamento non soltanto dell'articolo 21 della Costituzione in Italia, ma di tutte le carte costituzionali”.
La cosa più preoccupante è proprio questa: una volta si parlava di giornalisti minacciati dalla mafia o dalla criminalità, adesso invece questo fenomeno si sta allargando e chiunque si sente in diritto di attaccare un giornalista, alle manifestazioni no vax ma non solo quelle…
“Le manifestazioni no vax sono forse l'esempio più lampante degli ultimi tempi, ma sembra che ogni scusa sia buona per attaccare chi fa il proprio lavoro, chi fa giornalista e opera nel campo dell'informazione. Cito i dati italiani: secondo la ministra dell'interno Luciana Lamorgese ci sono 123 casi censiti nei primi sette mesi dell'anno in Italia di giornalisti minacciati, un più 19 per cento rispetto all'anno precedente, un dato, visto che siamo a settembre, ormai inesatto per difetto. Secondo noi, come Federazione Nazionale della Stampa Italiana e Assostampa FVG, che ne è l’articolazione territoriale, è necessario che il governo si faccia carico delle criticità di un settore vitale per la democrazia, quale quello dell'informazione, e che anche il presidente Draghi convochi più presto, prima della prossima e, speriamo di no, purtroppo probabile aggressione ai danni di un cronista, un tavolo con le parti sociali”.
Alessandro Martegani