"Abbiamo parlato delle necessità dell'Ucraina, di armi potenti: ci serve un grande aiuto. Ogni arma vuol dire vite umane salvate, ogni decisione rimandata dà la possibilità ai russi di uccidere cittadini ucraini". Il presidente Volodymyr Zelensky, dopo aver incontrato Il premier italiano Mario Draghi, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Olaf Scholz, accanto al presidente rumeno Klaus Iohannis, ha ribadito le richieste di forniture militari all’Europa.
I quattro capi di stato e di governo avevano potuto rendersi conto di persona della situazione nelle ore che hanno preceduto l’incontro al palazzo presidenziale: lo stesso Zelensky li aveva accompagnati a Irpin, uno dei luoghi simbolo del conflitto e teatro di un massacro di civili, e nel corso della visita e anche durante i colloqui, era suonato l'allarme antiaereo.
La priorità rimane la fine delle ostilità con un accordo di pace, ma, come ha sottolineato Draghi alla fine dell’incontro, “l'Ucraina deve difendersi ed è l'Ucraina a dover scegliere la pace che vuole, quella che ritiene accettabile per il suo popolo: solo così può essere una pace duratura". “Non siamo in guerra contro il popolo russo come collettività - ha aggiunto Macron - abbiamo continuato a parlare con il leader russo, ma abbiamo sempre informato Zelensky. Francia e Germania non negozieranno mai con la Russia alle spalle dell'Ucraina".
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, presidente di turno del G7, ha anche invitato Zelensky a partecipare al prossimo vertice dei leader del gruppo.
Uno dei temi sul tavolo era poi l’adesione di Kiev all’Unione europea, un passaggio però molto complicato, perché non c’è accordo fra gli stati membri, come lo stesso Zelensky ha ricordato “Capiamo – ha detto - che la strada verso l'UE non è un solo passo, ma questa strada deve cominciare. Gli ucraini sono pronti ad andare avanti su questa strada per diventare Stato candidato”.
Quella dei tre leader è stata la visita politicamente più importante dall’inizio della guerra nella capitale ucraina: Draghi, Macron e Scholz erano giunti a Kiev in treno, dopo circa dieci ore di viaggio, a causa della chiusura dello spazio aereo. La visita per motivi di sicurezza non era stata annunciata ufficialmente, anche se la notizia era circolata nei giorni scorsi. I tre avevano anche tenuto un vertice trilaterale durato due ore nel corso del viaggio verso l’Ucraina.
La visita è giunta in una fase molto delicata del conflitto: proprio ieri il leader cinese Xi JinPing ha appoggiato ufficialmente la Russia, pur riservandosi di promuovere una soluzione al conflitto, mentre dall’altra parte il presidente americano Joe Biden, ha assicurato a Kiev forniture di armamenti per un miliardo di euro.
La missione è stata seguita anche da Mosca, e la reazione non è fatta attendere. I leader di Francia, Germania e Italia, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov “non dovrebbero concentrarsi esclusivamente sulle spedizioni di armi in Ucraina” ma dare uno "sguardo realistico allo stato delle cose”. Durissime anche le parole dell’ex vicepresidente russo, Dmitri Medvedev, che ha definito i tre leader “I fan europei di rane, salsicce di fegato e spaghetti”, affermando che al missione “non avvicinerà l’Ucraina alla pace”.
Alessandro Martegani