Investimenti, infrastrutture, ma anche e soprattutto stabilità regionale. Con la sua visita dei giorni scorsi prima in Bosnia Erzegovina e poi in Montenegro, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, accompagnato come al solito da una larga delegazione di soggetti politici ed economici, ha ribadito ancora una volta la centralità dei Balcani nella politica estera della Turchia.
Venerdì Erdoğan è volato a Sarajevo, dove ha dialogato con i rappresentanti della presidenza bosniaca. Per incontrare il presidente turco Milorad Dodik, rappresentante serbo, ha interrotto il boicottaggio delle istituzioni nazionali, col quale da settimane protesta contro l'introduzione - da parte dell'Alto rappresentante - di una legge che punisce la negazione del genocidio di Srebrenica.
In un momento di vera e propria crisi istituzionale in Bosnia Erzegovina, Erdoğan ha ribadito che la Turchia sostiene l'integrità territoriale del paese, e ha rilanciato il suo ruolo di moderatore nei complicati rapporti tra le varie componenti etniche della Bosnia.
Si è parlato anche di economia e infrastrutture, soprattutto del grande progetto di connessione autostradale tra Sarajevo e Belgrado, che Ankara finanzia in maniera sostanziale, ma la cui costruzione nel tratto bosniaco è ostaggio delle incomprensioni tra Federazione e Republika Srpska.
Dopo la Bosnia, sabato Erdoğan si è recato per la sua prima visita ufficiale in Montenegro. Sia il presidente turco che il suo omologo montenegrino Milo Đukanović hanno sottolineato il buono stato dei rapporti bilaterali, e hanno espresso la speranza di un ulteriore sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due paesi.
Francesco Martino