Migliaia di persone in piazza, bandiere russe e ritratti del presidente russo Vladimir Putin. Ieri Belgrado, la capitale serba, è stata protagonista di una delle rare manifestazioni di supporto alla Russia, dopo la decisione di Vladimir Putin di scatenare l'invasione armata dell'Ucraina.
La Serbia conferma così la sua posizione di precario equilibrio tra Mosca e l'Occidente, divenuta sempre più scomoda dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Nei giorni scorsi il governo di Belgrado ha deciso di associarsi alla mozione di condanna alla Russia votata a stragrande maggioranza dalle Nazioni Unite. La Serbia sostiene ufficialmente l'integrità territoriale dell'Ucraina, uno dei pochi paesi europei a non aver riconosciuto l'indipendenza del Kosovo.
Al tempo stesso, però, il presidente Aleksandar Vučić, che punta a vincere le elezioni politiche del prossimo 3 aprile, ha però specificato che la Serbia non intende imporre sanzioni nei confronti di Mosca, mentre i tabloid serbi, tradizionalmente vicini al potere a Belgrado, hanno presentato l'invasione dell'Ucraina in termini fortemente filorussi.
Dipendenza energetica dal gas russo, legami storici, culturali e religiosi, ma soprattutto l'appoggio di Mosca a Belgrado sulla questione del Kosovo, negli ultimi anni hanno trasformato la Serbia nel più solido alleato della Russia nei Balcani. Vučić, ha sempre giocato su una politica di equilibrismo tra est e ovest, anche visto l'obiettivo dichiarato di Belgrado di entrare nell'Unione europea.
Un equilibrismo che però, con l'inasprirsi della guerra e delle tensioni tra Mosca e l'Occidente, potrebbe divenire presto insostenibile.
Francesco Martino