Martedì scorso la Serbia ha rilanciato il proprio avvicinamento all'Ue con l'apertura dei quattro capitoli negoziali del cosiddetto "pacchetto verde", che include cambiamento climatico, infrastrutture, energia e trasporti.
Dopo due anni di stop e l'approvazione di una nuova metodologia che prevede la raccolta dei capitoli in pacchetti tematici, Belgrado segna quindi un nuovo passo verso la possibile futura membership, che resta però una prospettiva ancora incerta.
Dall'apertura dei negoziati nel 2014 la Serbia ha aperto 22 dei 35 capitoli previsti, uno dei quali, il più ostico, riguarda i complicati rapporti con il Kosovo, che ha dichiarato l'indipendenza da Belgrado nel 2008.
Per la premier serba Ana Brnabić l'apertura dei nuovi capitoli negoziali è un importante riconoscimento per la Serbia, il cui governo - dominato dalla figura del presidente Aleksandar Vučić - è soggetto a crescenti critiche di autoritarismo da parte europea.
Armonizzare le politiche di trasformazione ecologica serbe a quelle dell'UE sarà una sfida importante nei prossimi anni, e secondo la Brnabić costerà a Belgrado investimenti per almeno dieci miliardi di euro.
Due giorni dopo l'apertura dei nuovi negoziati, è arrivata la notizia che il contestato progetto della multinazionale Rio Tinto di lanciare una miniera di litio vicino a Loznica, in Serbia occidentale, è stato congelato dalle autorità locali.
Nelle settimane scorse la prevista apertura della miniera aveva portato migliaia di cittadini a protestare in piazza, costringendo il governo a fare marcia indietro su alcuni provvedimenti considerati favorevoli al business e dannosi per l'ambiente.
Francesco Martino