Da inizio mese in Serbia intensificati i corsi militari organizzati dall'EBSSA, associazione che fornisce servizi di guardia, sicurezza e educazione militare nata in Italia nel 2014 e con sede serba. I giornali belgradesi affermano che in pratica è stato avviato il reclutamento dei mercenari che affiancheranno le forze dell'esercito russo e che confluiranno nel gruppo Wagner, piccolo esercito privato formato da ex poliziotti ed ex militari che ufficialmente non esiste, ma la cui presenza è segnalata in diversi scenari di crisi come quello siriano o libico. Per quanto riguarda la Serbia, sul sito dell'EBSSA annunciati- da qui a fine anno- una ventina di corsi di formazione tattica per la gestione di situazioni ad alto rischio ed operazioni complesse ai quali starebbero aderendo ex militari dell'area con inclusi Bosnia e Montenegro. Dall'altra parte invece ci sarebbero i mercenari croati. Non i 200 denunciati nei giorni scorsi da Mosca ma un numero inferiore calcolabile -per il momento- in qualche decina di ex combattenti che invece si sarebbero uniti alle forze di difesa ucraine, e confluiti per lo più nel battaglione Azov, reparto neonazista con compiti militari e di polizia. Il conflitto russo-ucraino riavvia dunque la discussione sui mercenari reclutati nelle aree dell'ex Jugoslavia e anche se i numeri sono inferiori a quelli del 2014 e - come rilevano alcuni studi- del tutto insignificanti per l'esito delle operazioni l’argomento tiene banco poiché riaccende l'eterno confronto sulla prodezza, il coraggio o addirittura l'eroismo tra serbi e croati. Quelli arruolati dall'una o dall'altra parte - spiega una ricerca del Centro per lo studio dell'estremismo di Oslo- sono fanatici della guerra e più che dal supporto ideologico ad una delle parti in conflitto sono attirati dal guadagno e dall'esaltazione di vedersi di fronte il rispettivo nemico, combattuto trenta anni fa nella guerra dei Balcani.
Lionella Pausin Acquavita