Domenica scorsa sei aerei da trasporto Y-20 dell'aeronautica militare cinese sono atterrati all'aeroporto Nikola Tesla di Belgrado. Secondo numerosi osservatori, gli aeromobili avrebbero consegnato alla Serbia una batteria mobile di missili terra-aria FK3, acquistati nel 2019 con un accordo che prevede anche l'acquisizione di droni militari.
La notizia dell'arrivo degli FK3 - che potrebbero essere equiparati ai missili americani "Patriot", o al sistema di difesa aerea russo S300 - non è stato ancora confermato ufficialmente dal presidente serbo Aleksandar Vučić, che però ha annunciato di voler presentare al pubblico presto quello che ha definito "il nuovo orgoglio" delle dotazioni militari serbe.
L'arrivo di armi dalla Cina è una novità per l'Europa, e la Serbia sarà il primo paese del continente ad operare il sistema FK3. Una decisione che è valsa non poche critiche da parte dell'Occidente, che con l'invasione russa dell'Ucraina tollera sempre meno la politica di equilibrismo di Belgrado che - nonostante sia candidata alla membership UE - continua a bilanciare tra Bruxelles, Mosca e Pechino.
Con la guerra di nuovo in Europa, il riarmo nei Balcani occidentali viene visto con crescente preoccupazione, e rischia di riaccendere le tensioni nella regione. Nelle settimane scorse, ad esempio, il premier kosovaro Albin Kurti ha più volte chiesto esplicitamente l'ingresso di Pristina nella Nato, vista come unico garante della sicurezza del paese.
Francesco Martino