Matteo Salvini l’ha definito “un giorno storico”, ma l’unificazione dei movimenti di destra in Europa, avviata con l’incontro di ieri a Budapest fra il leader della Lega, il premier ungherese Viktor Orban e il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki, rimane una strada lunga e non priva di difficoltà.
Nel vertice si è parlato anche di temi generali, come i vaccini (l’Ungheria, nonostante gli accordi europei ha già comprato migliaia di dosi di Sputnik e lo stesso Orban si è vaccinato con il siero Sinopharm), di difesa dei confini, ma soprattutto della formazione di un unico gruppo che riunisca le destre europee all’Europarlamento.
Il processo è stato innescato dall’uscita di Fidesz, il partito di Orban, dal Partito popolare europeo, e punta a creare una casa comune delle destre, “un nucleo storico alternativo alla sinistra – ha detto Salvini - senza limiti, con l'obiettivo di essere i primi nell'Unione”. Non si tratta però, ha assicurato Salvini, di un progetto contro l’Europa: i tre partecipanti, ha spiegato, sono d'accordo nel volere un’Unione forte e unita, capace di dire la propria "sulla difesa dei confini e della vita umana".
I tre hanno già ipotizzato nuovi incontri a maggio, a Roma e a Varsavia, allargati anche ad altri leader della destra europea (fra gli altri ci potrebbe essere anche il premier Janez Janša, che lo stesso Salvinia aveva incontrato alcune settimane fa), ma dalle altre anime della destra europea l’incontro non è stato accolto con entusiasmo.
Il Partito dei Conservatori e Riformisti Europei, altra formazione politica che riunisce forze sovraniste, presieduto dalla leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, e di cui fa parte anche il Pis, partito del premier polacco, ha definito “un fattore positivo il dialogo fra le forze critiche con il mainstream di Bruxelles”, ma, ha aggiunto, l’attività del gruppo ECR “non è ovviamente stata messa in discussione dall'incontro di Budapest”.
L’incontro europeo di Salvini sembra fra l’altro avere anche uno scopo interno: smarcarsi da Giorgia Meloni e da Fratelli d’Italia, una forza in continua crescita, formalmente alleata ma che non è entrata nel governo, e che rischia di erodere consensi anche alla Lega che in Italia continua ad agire come una sorta di opposizione interna alla maggioranza e al premier Draghi.
A livello europeo poi Salvini sembra puntare, anziché a un ingresso del carroccio nel PPE, direzione che aveva intrapreso l’attuale ministro dello sviluppo economico e numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti, a un legame con le forze più sovraniste e di destra, anche radicale. A Budapest il leader della Lega era accompagnato dal successore di Giorgetti come responsabile Esteri del partito Lorenzo Fontana, ex ministro e organizzatore del meeting di ultra conservatori cristiani di Verona nel 2019, e che in passato aveva intessuto i rapporti con forze come il Rassemblement National di Marine Le Pen.
Alessandro Martegani