Numerosi turisti ma soprattutto tanti ma tanti rovignesi hanno affollato giovedì sera il Molo grande per celebrare il simbolo e l’orgoglio locale rappresentato dalla batana e, negli ultimi 20 anni, anche dall’ecomuseo che decanta gloria, uso e tradizioni legati alla tipica e, per i locali, unica imbarcazione. “La nostra Casa della batana è un punto di riferimento per tutti e questo ci rende fieri, perciò, in questa giornata vogliamo ripensare a quello che abbiamo fatto ma anche al lavoro che ci sta davanti” ha dichiarato Nives Giuricin che guida l’istituzione. Istituzione che dal 2016 vanta l’iscrizione nel Registro Unesco delle migliori prassi di conservazione del patrimonio culturale immateriale. Un riconoscimento reso possibile come spiega la Giuricin “grazie alla comunità locale che partecipa e vive questa tradizione, grazie al dialetto, alle nostre bitinade”. Ad affiancare l’ecomuseo in questo percorso c’è l’Associazione “Casa della batana”, presieduta da Ennio Cherin che ha il compito coordinare tutte le attività: dalle regate con imbarcazioni tradizionali in tutto l’Adriatico e fino alle gite in batana con cena in “spacio Matika” organizzate per i turisti.

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Visionario nel proporre vent'anni fa questo tipo di attrazione, ma soprattutto di tutela e valorizzazione delle peculiarità rovignesi, Marino Budicin che non nasconde una punta di orgoglio e afferma: “Siamo stati il primo ecomuseo in Croazia e questa intuizione ci è arrivata perché avevamo le persone giuste a livello locale e anche più ampio; oggi si parla di turismo sostenibile ma noi già nel 2004 abbiamo avviato questo tipo di offerta aprendo agli ospiti quella fonte inesauribile rappresentata dal nostro bagaglio culturale, linguistico, musicale”.
Nel corso dei festeggiamenti ai quali hanno partecipato le autorità cittadine, regionali ed esponenti governativi è stata presentata la ristampa del volume “La batana rovignese e la sua vela” di Libero Benussi. “Il libro è un serio manifesto di tutta la storia, dalla costruzione alle attrezzature e fino all’utilizzo della batana per la pesca e il suo uso con la vela” racconta l’autore che si dichiara convinto di aver raccolto tutto il materiale possibile e aggiunge “Ho avuto la fortuna non solo di conoscere i vecchi pescatori, ma di vivere insieme a loro, a raccogliere i lemmi, le andature, gli elementi costruttivi, la catalogazione delle vele, la ricostruzione sulla grandezza dell’imbarcazione e così via”.

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Nell’occasione diversi ex pescatori, vogatori e bitinadori che danno vita a questa bella storia rovignese hanno dato prova delle loro capacità nel rammendare le reti e costruire le nasse. “Assieme a Pietro, Remigio, Sandro, Mauro e ancora qualche altro parliamo della batana ai nostri giovani affinché non dimentichino le nostre tradizioni e facciamo pure i giri turistici, così chi viene a Rovigno può immergersi per qualche ora nel nostro passato, nella nostra storia” ci dice Edi Poropat elencando le doti dell’imbarcazione che da oltre cent’anni continua ad ispirare poeti, musicisti, pittori, fotografi e modellisti.

Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria