Foto: MMC RTV SLO/Foto: Restart
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Il capoluogo quarnerino può rievocare in questi giorni grazie al docu-film "Fiume o morte" del regista Igor Bezinović un tassello importante della sua storia, ossia l'impresa dannunziana. Il film, che presenta documentari d'epoca uniti a una rivisitazione cinematografica in chiave moderna dell'impresa di Fiume, ha riscosso un grande successo di pubblico in città, ma anche di critica a livello nazionale. Non siamo in presenza soltanto di un documentario storico, ma di un'opera d'arte che tende, in linea con i tempi, ad attualizzare le vicende e anche i personaggi passati alla storia. Non per niente il film ha ottenuto un importante riconoscimento al Festival di Rotterdam, in cui è stata rilevata l'importanza di fare i conti anche oggi con gli spettri dei nazionalismi sempre incombenti. Certo, l'angolatura con la quale Igor Bezinović guarda all'impresa di Fiume è diversa da quelle classiche italiane, la terminologia usata nell'indicare le vicende storiche è pure differente, ma nell'insieme prevale la volontà di capire, di aprirsi all'altro. Fatto questo tutt'altro che scontato anche al giorno d'oggi. Igor Bezinović parla di "occupazione bizzarra", mette in rilievo gli aspetti più folcloristici e curiosi dell'epopea quarnerina di D'Annunzio, li rivede dall'ottica della Fiume del secondo dopoguerra. Ma dà anche molto spazio e visibilità alla componente italiana, rimarca la sua autoctonia, che - come ha rilevato spesso il regista - non è per niente un dato scontato tra gli abitanti della città odierna. Potremmo dire che questo film, una coproduzione croato-sloveno-italiana, tenda la mano al dialogo, forse più dei commenti e delle critiche positive che pure l'accompagnano. Il fatto stesso che si parli di quell'impresa, della Fiume dei tempi andati, della sua ricchezza multiculturale, senza scandalismi, è fondamentale per favorire il dialogo, il rispetto e la comprensione reciproca, in linea proprio con i messaggi che il Giorno del Ricordo delle foibe e dell'esodo ha reiterato anche stavolta. Perché l'oblio è la soluzione peggiore.

Red