Secondo il programma, l'esercito israeliano manterrebbe "una libertà d'azione illimitata per prevenire la ripresa delle attività terroristiche" in tutta la Striscia e l'enclave sarebbe governata da funzionari locali senza legami con il movimento islamista Hamas. Inoltre, Israele manterrebbe anche il controllo di sicurezza su tutta l'area a ovest della Giordania, compresa la Cisgiordania, come misura provvisoria. Sempre secondo il Primo Ministro, si prevede anche la completa smilitarizzazione di Gaza, ad eccezione di quanto necessario per mantenere l'ordine pubblico. Un altro degli aspetti chiave del piano postbellico a Gaza è la chiusura dell'Unrwa. Netanyahu, durante la comunicazione ha ricordato il presunto coinvolgimento di 12 membri dell'Agenzia nell'attacco a Israele del 7 ottobre scorso affermando che Israele farà tutto il possibile per chiuderla e sostituirla con "organizzazioni umanitarie internazionali responsabili". "Perseguiremo e raggiungeremo l'obiettivo." ha detto ancora il Premier promettendo la distruzione delle strutture di governo di Hamas, della Jihad islamica e il ritorno di tutti gli ostaggi. Una decisione, quella di Israele immediatamente denunciata e condannata dalle autorità palestinesi che hanno prontamente dichiarato: "Piano destinato a fallire, Gaza farà parte dello stato palestinese indipendente con Gerusalemme est come Capitale."
Nel frattempo, a Parigi, in occasione della nuova sessione di colloqui per trovare un accordo su una nuova pausa umanitaria nella Striscia, presenti i capi dei servizi di intelligence di Stati Uniti, Israele ed Egitto, nonché il Primo ministro e capo diplomazia del Qatar. Durante gli incontri, le parti avrebbero anche affrontato la questione del flusso di aiuti umanitari nel nord di Gaza. Intanto l'Egitto ha costruito un muro di oltre tre chilometri e c'è stata un'ulteriore bonifica di una vasta area vicino al confine con Gaza. Ciò arriva in un momento in cui Israele si sta preparando per una grande offensiva di terra su Rafah, nel sud della Striscia. Ondate di tensione e violenza negli scontri sul campo nella città di Nablus, nel nord della Cisgiordania. Sempre nella notte la moschea principale di Rafah è stata rasa al suolo da due missili delle forze israeliane. Un attacco che ha causato ingenti danni anche alle abitazioni vicine.
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