Foto: EPA
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L'Irlanda è l'ultima di una serie di Paesi Ue che ha riconosciuto formalmente lo Stato palestinese. Lo ha confermato il governo in un comunicato, in cui annuncia anche la nomina di un ambasciatore per stabilire relazioni diplomatiche tra Dublino e Ramallah. Il premier Simon Harris ha definito il provvedimento - "un segnale al mondo che ci sono azioni concrete da intraprendere per aiutare a mantenere viva la speranza di una soluzione a due Stati". Ricorderemo che Harris spinge da tempo affinché l'Unione europea applichi sanzioni economiche contro Israele.

La prima a muoversi in merito al riconoscimento è invece stata la Norvegia, uno dei più convinti sostenitori della causa palestinese negli ultimi 30 anni, che si è detta fiera per aver intrapreso un passo così importante, condannando però al contempo la mancanza di impegno costruttivo da parte di Israele nel sostenere la soluzione a due stati. Il ministro degli Esteri norvegese Espen Barth Eide si è detto sicuro che, una volta terminato il conflitto, il governo palestinese continuerà a lavorare sulle riforme e gettare le basi per una buona gestione dei territori in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

Chiaro è stato anche il messaggio del premier spagnolo Pedro Sanchez che ha definito storica la decisione del governo di Madrid, sottolineando come questa abbia come unico obiettivo la pace tra palestinesi e israeliani. "Un passo essenziale verso la pace in Medio Oriente" ha dichiarato il Primo Ministro spagnolo precisando che questa non vuole rappresentare un affronto contro nessuno, tantomeno contro Israele. Il premier socialista ha condannato l'attacco di Hamas del 7 ottobre sottolineando che il governo riconosce Israele come una Nazione amica che apprezza e rispetta. "Le nostre relazioni sono forti - ha detto Sanchez - ma solo in questo modo possiamo garantire un futuro pacifico alla popolazione palestinese e israeliana." Durissima la replica degli israeliani che hanno definito la mossa "un regalo al terrorismo palestinese". Il ministro degli Esteri di Tel Aviv, Israel Katz, si è scagliato nello specifico contro il premier Sanchez definendolo complice del genocidio contro il popolo ebraico e accusandolo di incitamento al compimento di crimi di guerra.

Foto: Vlada/Flickr
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A breve, anche la Slovenia dovrebbe formalizzare ufficialmente il riconoscimento, considerandolo un obbligo morale e un passo doveroso. In seguito ai colloqui focalizzati sul Medio Oriente, conclusisi a Bruxelles, il Ministro degli esteri e degli affari europei Tanja Fajon ha raccomandato all'esecutivo di completare al più presto le procedure di riconoscimento. Il Primo ministro Robert Golob ha annunciato, a seguito di alcuni incontri, di includere la risoluzione al Parlamento nella riunione di gabinetto di giovedì. Nel frattempo, ha precisato, si continuerà il coordinamento con il gruppo di paesi che hanno lo stesso orientamento con l'obiettivo di esercitare massima pressione per un cessate il fuoco immediato e il rilascio degli ostaggi. Rimarcata da quest'ultimo l'importanza della rapidità in tal senso a seguito di una situazione umanitaria e sanitaria sempre più precaria.


Alessia Mitar e Maja Novak