La Russia non vede alcuna ragione per estendere ulteriormente l'accordo sul grano ucraino. Lo ha dichiarato il Ministro degli Esteri Lavrov precisando che Mosca cercherà la verità sui diritti dei bambini in Ucraina con una propria inchiesta. Lavrov ha inoltre aggiunto che la Russia ha seri dubbi sull'adeguatezza di molti leader occidentali e che pertanto Mosca intende spingere per un'espansione del Consiglio di Sicurezza ONU a Paesi di Africa, Asia e America Latina. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov è tornato sul tema dell'accordo sul grano ucraino nel corso di una conferenza stampa, evidenziando che attualmente non vi sono le condizioni per vedere la sua proroga. Lavrov ha dichiarato di non vedere quali argomenti abbiano coloro che vorrebbero continuare questa iniziativa sul Mar Nero, in quanto è divenuta da tempo un'operazione commerciale per l'esportazione del grano ucraino. All'inizio della settimana una fonte dell'agenzia di stampa RIA Novosti, a conoscenza dei negoziati in corso, aveva sottolineato che la possibilità che la Russia in futuro si ritiri dall'accordo rimane molto alta, e le parole di Lavrov avrebbero dato conferma a questa tesi. Il vice Ministro degli Esteri Veršinin ha precisato che Mosca sta lavorando affinché il 18 luglio prossimo sia l'ultimo giorno dell'accordo sul grano. Il 21 giugno scorso il portavoce del Cremlino Peskov aveva dichiarato che non vi fossero i prerequisiti per la proroga dell'accordo perché gli obblighi verso Mosca, previsti dall'accordo, non sono stati finora rispettati. Gli accordi conclusi nel luglio 2022 prevedono l'esportazione di prodotti agricoli ucraini attraverso il Mar Nero, sbloccando contemporaneamente l'esportazione di alimenti e fertilizzanti russi. Lavrov ha poi dichiarato di avere seri dubbi sull'adeguatezza di molti leader occidentali, i quali affermano pubblicamente e ufficialmente di comprendere che i loro elettori stanno soffrendo, ma che sono obbligati ad armare Kiev. Lavrov ha aggiunto che Mosca non vede in questo momento la necessità di contattare l'Occidente attraverso i canali diplomatici nella stessa misura in cui lo faceva prima della crisi.
Franco de Stefani