È salpata questa mattina dal porto cipriota di Larnaca verso la Striscia di Gaza la nave della ONG spagnola Open Arms. A bordo 200 tonnellate di aiuti umanitari per i civili dell'enclave assediata. Si è aperto così il corridoio marittimo, annunciato la settimana scorsa da Bruxelles, per alleviare la critica situazione umanitaria. Nel frattempo, l'Egitto e gli Stati Uniti stanno lavorando per promuovere nuovamente una tregua. Israele ha annunciato di star preparando l'offensiva di terra su Rafah, ed è accusato di non aver ancora presentato un piano per proteggere i civili. Biden accusa il primo ministro Benjamin Netanyahu di "fare più male che bene" al suo Paese. Inoltre, secondo il rapporto annuale dell'intelligence americana sulle minacce alla sicurezza degli USA, l'opinione pubblica israeliana starebbe perdendo la "fiducia nelle capacità di leadership" del Premier soprattutto da quando è iniziato il conflitto. Le agenzie americane segnalano, inoltre, che nelle prossime settimane sono attese "grandi proteste per chiedere le sue dimissioni e nuove elezioni".
Oltre all'Open Arms, che entro dopodomani dovrebbe approdare lungo la costa della Striscia, sono diversi i Paesi che si stanno mobilitando per sostenere la popolazione colpita. Il Ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha presentato il progetto "FOOD for Gaza" in collaborazione con l'organizzazione della Fao, Pam e della Croce Rossa. Lanciato un tavolo di coordinamento tra le parti al fine di aumentare gli aiuti alimentari e sanitari per poi concentrarsi, in futuro, nella ricostruzione dell'enclave.
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