Lo stato americano dell'Alabama ha giustiziato giovedì 25 gennaio il cinquantottenne Kenneth Eugene Smith, con avvelenamento da azoto. Condannato nel 1989 all'ergastolo e successivamente alla pena di morte per aver ucciso a coltellate una donna. Un omicidio su commissione del marito. Nel corso degli anni le autorità carcerarie tentarono la pena capitale ma non si riuscì a trovare la vena e quindi il tutto venne rinviato a data da destinarsi. Smith visse così un periodo di sindrome post traumatica da stress e nel frattempo, i suoi legali hanno cercato di evitare una nuova esecuzione invocando anche l'Ottavo Emendamento della Costituzione americana. Molte le petizioni lanciate, anche quelle internazionali che hanno tentato di intercedere ma senza esito. L’Alabama è diventata così il primo Stato americano a giustiziare un detenuto costringendolo a respirare azoto puro in una maschera, metodo approvato anche in altri Stati, ma finora mai usato e considerato inaccettabile anche dai veterinari come forma di eutanasia per gli animali. Le autorità sostengono però che il sistema adottato sia invece completamente umano e giusto; difatti sempre più Stati americani stanno cercando nuovi metodi di esecuzione perché hanno difficoltà a reperire i fondi necessari per le iniezioni letali.
Al giorno d'oggi il tema riguardo la pena di morte è molto dibattuto nel mondo. Oltre alle note critiche sulla crudeltà e sulla inutilità della pena di morte, già avanzate da Cesare Beccaria nel 1764 è proprio sul metodo dell'ipossia da azoto che si sono appuntate molte pesanti obiezioni da parte di numerosi esperti e da organizzazioni per la difesa dei diritti umani. Altri ritengono che questo rappresenti uno strumento efficace per abbassare il tasso di criminalità. Ma ad oggi, nessuno studio ha mai dimostrato che la pena di morte abbia una funzione dissuasiva sui tassi di omicidio. Un argomento trattato anche dalle comunità religiose che hanno ribadito più volte l'importanza del diritto alla vita che rappresenta per i cristiani un dono di Dio, l'unico ad avere il diritto di donarla e di toglierla.
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