"L'accordo offre una tabella di marcia per un cessate il fuoco permanente, la fine della crisi e la ricostruzione della Striscia", si legge nella dichiarazione ripresa da varie fonti di stampa "la quale porterebbe sollievo a tutti i civili dell'enclave, ai cittadini rapiti e alle famiglie." Il movimento islamista palestinese si dice in linea di principio favorevole ad un accordo su queste basi, affermando che le dichiarazioni di Biden sono positive chiedendo però che Tel Aviv esprima esplicitamente il suo impegno nell'operazione. Titubante però lo Stato ebraico che in linea di massima si dice anch'esso favorevole al piano presentato anche se nella proposta sono presenti dettagli che vanno ridefiniti: "le nostre condizioni per porre fine al conflitto non sono cambiate: la vittoria dipende dalla distruzione del gruppo islamista" ha fatto sapere l'ufficio del Primo Ministro che aggiunge che non ci sarà un cessate il fuoco permanente fino a che tutti gli obiettivi non saranno raggiunti e gli ostaggi non verranno rilasciati. Alcuni collaboratori del governo israeliano come i Ministri delle Finanze e della Sicurezza nazionale hanno messo le mani avanti minacciando di dimettersi e di rompere la coalizione se il Premier dovesse accettare la proposta degli Stati Uniti. "un piano che non va attuato" ha detto il Ministro Itamar Ben-Gvir che ritiene che l'accordo rappresenta un rischio per la sicurezza e l'esistenza di Israele nonché un premio al terrorismo. Nel frattempo, le associazioni umanitarie continuano a lanciare appelli per un'azione immediata mentre aumenta il numero delle vittime e dei feriti. Gli aiuti fanno fatica a raggiungere le postazioni di soccorso: ridotte al limite le scorte di acqua, cibo e medicinali. Solo il 30% degli ospedali resta operativo.
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