Esplosioni e colpi di arma da fuoco sono stati registrati nella capitale sudanese Khartoum nelle prime ore del giorno che segna la fine del ramadan e per cui l'ONU aveva sperato in una tregua. Diversi quartieri della capitale sono oggetto di bombardamenti e scontri tra l'esercito e i paramilitari. I contatti diplomatici si sono intensificati con il generale al Burhane, capo dell'esercito dal putsch del 2021, che aveva annunciato di essere stato contattato dal Segretario ONU Guterres e dal segretario di Stato americano Blinken oltre che dai leader delle regioni. Tutti hanno chiesto la fine dei combattimenti contro i paramilitari del generale Dagalo. Ma, nonostante la tregua concordata, i combattimenti sono continuati negando la possibilità dell'apertura di corridoi umanitari per evacuare i cittadini. I paramilitari hanno denunciato il mancato rispetto della tregua mentre l'esercito ha escluso ufficialmente negoziati, indicando che per porre fine alla crisi è pronto a discutere solamente i termini di una loro resa perchè non vi saranno forze armate al di fuori del sistema militare nel Paese. Tale dichiarazione, giunta in una nota, rischia di sollevare una nuova ondata di violenze dopo una settimana di scontri che ha causato la morte di oltre 330 civili. Al Burhane ha dichiarato che l'esercito è impegnato nella transizione per il ritorno del potere al governo civile in un discorso pronunciato alla televisione statale in occasione della fine del ramadan, il primo da quando sono iniziati i brutali combattimenti, ma non ha toccato l'argomento di un cessate il fuoco.
Franco de Stefani