La Guida suprema iraniana Ali Khamenei ha ribadito che Teheran reagirà al bombardamento israeliano dell'edificio del consolato iraniano a Damasco all'inizio di questo mese che ha provocato la morte alti ufficiali. "Israele deve essere punito e sarà punito per quanto accaduto. Il suo malevolo regime sarà penalizzato per mano di uomini coraggiosi" ha detto durante il sermone seguito alla preghiera nella Grande Moschea della Capitale, dove una grande folla si è radunata per celebrare la fine del Ramadan. L'Iran ha ripetutamente promesso di volersi vendicare aumentando così la tensione con Israele, che promette di rispondere e di colpire a sua volta. Funzionari militari israeliani hanno stimato che una risposta iraniana all'attacco al consolato non giungerà prima della prossima festa musulmana che terminerà il 12 aprile.
Khamenei nel suo discorso ai fedeli ha inoltre condannato tutti gli Stati occidentali per aver sempre appoggiato Tel Aviv negli ultimi anni criticando il loro fallimento nel fermare il conflitto nella Striscia. Biden chiede intanto a Israele di accettare una tregua di sei settimane e aggiunge di non essere d'accordo con il suo approccio. Afferma che il Primo ministro sta commettendo un errore: "Non sono d'accordo con il suo operato". "Israele - ribadisce il capo della Casa Bianca - consenta l'accesso a cibo e medicine" nelle zone interessate dalla guerra. Nonostante Netanyahu sia intenzionato a voler procedere con l'offensiva a Rafah, città a sud dell'enclave palestinese, il Ministro degli Esteri Gallant ha smentito il Premier, il quale aveva dichiarato che una data precisa era stata fissata.
Nel frattempo, data la drammatica situazione in cui versa la popolazione e visto anche il bilancio delle vittime che aumenta di giorno in giorno, sempre più Paesi sono pronti a riconoscere lo Stato della Palestina: dalla Slovenia, da Malta, dall'Irlanda, dalla Spagna e ora anche dall'Australia: "Ritardare questo processo non è più credibile né sostenibile" ha rilevato il capo della diplomazia irlandese mentre il Primo ministro spagnolo Sanchez ha dichiarato che il riconoscimento dello Stato rientra nell'interesse geopolitico europeo e che non si può aiutare un Paese se non se ne riconosce l'esistenza.