Dieci mozioni di sfiducia contro i ministri del governo Janša, tutte quelle affrontate in aula fin ora sono finite alle ortiche. L'unica a rimetterci le penne è stata la ministra dell’agricoltura Aleksandra Pivec, ma lei se ne era andata travolta dalla crisi interna del suo partito, prima che la richiesta del suo siluramento venisse portata alla camera.
Dito puntato su Dikavčič, per la mancata nomina dei magistrati sloveni nella procura europea. Proprio per questa faccenda si era dimesso il suo predecessore, la ministra Lilijana Kozlovič. La settimana scorsa il governo, con una soluzione creativa, ha risolto la faccenda inviando temporaneamente a Bruxelles i nomi dei due magistrati, che oramai da più di un anno attendono la luce verde di Lubiana.
Nei confronti del ministro anche una serie di altri addebiti, tra cui una sua presunta evasione fiscale, su cui la magistratura starebbe indagando. Ci sono poi altre polemiche legate al suo tentativo di accaparrarsi un posto da notaio ed altre legate ad una tassa comunale, che avrebbe contestato. La discussione come al solito si preannuncia accesa.
A decidere sulle sue sorti saranno i deputati del Partito dei pensionati, che al momento non hanno ancora chiarito cosa intendono fare. L'opposizione di centrosinistra può contare su 43 voti. Per defenestrare il ministro deve ottenerne 46. La coalizione di governo e i suoi alleati del Partito Nazionale e delle minoranze, per ora, non hanno mai votato contro i ministri e non l’hanno fatto nemmeno i deputati del Partito dei pensionati, che pur essendo usciti dal governo, fin ora non hanno creato difficoltà all'esecutivo.
Intanto altre due mozioni di sfiducia attendono di essere discusse: quella contro il ministro dell'Interno, Aleš Hojs e quella contro il ministro dell'Ambiente, Andrej Visjak. Proprio quest'ultimo, al centro di una serie di polemiche per delle intercettazioni risalenti a una quindicina d'anni fa e riguardanti i rapporti tra politica e imprenditori, potrebbe essere quello che rischia di più.
Stefano Lusa