Ultimo confronto elettorale che ha visto presenti tutti i candidati sindaco di Capodistria, tranne il sindaco uscente Boris Popovič.
Aleš Bržan della lista omonima si ricandida, poiché ritiene che nulla è cambiato in questi ultimi 4 anni e quindi si propone come alternativa al sindaco uscente.
Anche Marko Brecelj dell’Acacia continua a ricandidarsi perché ritiene che Boris Popovič ha costruito un sistema troppo piramidale all’interno dell’amministrazione comunale e che ciò danneggia la città.
Valter Krmac dell’Ulivo ha sottolineato il fatto che il suo partito è regionale e perciò si batte per sviluppare al meglio l’area, guardando all’euroregione.
Olga Franca del Movimento insieme ha parlato della necessità di occuparsi maggiormente dell’entroterra cittadino e di sviluppare la città senza progetti megalomani.
Nevio Miklavčič, del partito popolare sostiene che il denaro deve essere maggiormente utilizzato per venire incontro alla gente e ai loro bisogni, mettendo in discussione l’attuale gestione dei fondi pubblici.
Zlatko Gombar, del partito Buono stato ha anche lui denunciato un uso disinvolto dei fondi comunali per progetti di facciata che non tengono conto delle reali necessità delle persone.
Alen Medveš della Sinistra concorda con gli altri candidati per quanto riguarda i progetti fatti dal sindaco uscente, che secondo lui utilizza il denaro pubblico per la sua propaganda.
Gašpar Gašpar Mišič di Nostro territorio si contrappone a quello che è stato un tempo un suo alleato poiché ritiene che Capodistria ha bisogno di maggiori sinergie tra tutti i comuni costieri.
Maggiore equilibrio tra centro storico e zone rurali è necessario per Viktor Markežič del Partito del Centro Moderno, che sottolinea anche la necessità di distribuire posti di lavoro in modo non clientelare.
Silvano Radin del Partito Democratico ha affermato che bisognerebbe lavorare di più per lo sviluppo della pesca, anche attraverso l’utilizzo de fondi europei in modo razionale. Lo stesso discorso vale secondo Radin anche per le attività dell’entroterra.
Danijel Sertič di Nuova Slovenia pensa che la prima cosa da fare è rivitalizzare i villaggi attraverso la riduzione delle tasse comunali ai giovani, per i quali si potrebbe anche dimezzare i costi per i terreni agricoli.
Marijan Križman dei Social Democratici attacca la mancanza di volontà di collaborazione dimostrata in questi anni dal sindaco uscente, che non ha sviluppato rapporti costruttivi con le istituzioni centrali.
Mišič pensa che l’Istria slovena debba svilupparsi maggiormente e che come sindaco di Capodistria potrebbe lavorare da catalizzatore di progetti comuni che coinvolgano tutti i cittadini e attraggano nuovi investimenti. Gombar concorda sulla necessità di maggiore integrazione per lo sviluppo economico della città. Markešič sostiene, invece, che il Comune non ha in questi anni sviluppato progetti fondamentali come le infrastrutture stradali, il gasdotto e la zona industriale per occuparsi d’iniziative megalomani. Radin ritiene che bisogna riflettere su dove si vuole andare e capire se si intende concentrarsi sul porto, perché in questo caso bisogna migliorare le infrastrutture. Per Sertič il porto è un fattore molto importante e quindi bisogna conviverci. Križman ritiene che negli ultimi sedici anni si sono persi posti di lavoro non solo a Capodistria, ma in tutta l’Istria slovena e perciò bisogna aprire incubatori ed attirare “cervelli”, perché non bastano le navi da crociera. Alež Bržan pensa che è necessario essere consapevoli e creare le condizioni per sviluppare settori con maggior valore aggiunto, ma per fare questo bisogna cambiare la propria mentalità e cercare di migliorare le condizioni generali di vita. Miklavšič ritiene che Capodistria è troppo piccola per sostenere una struttura come l’attuale porto, quindi bisognerebbe sviluppare un progetto comune con i porti vicini.
LA MANCANZA DI DEMOCRAZIA A CAPODISTRIA
Krmac pensa che a Capodistria non esiste più la democrazia e questo processo deve essere fermato. Bisogna riprendere la strada della democrazia, ha detto, aggiungendo che non si può dire che il sindaco uscente non abbia fatto niente, anche se bisognerebbe capire a chi sono andati i soldi. Gombar ha parlato della necessità di prendere decisioni assieme e rompere il cerchio magico delle società imprenditoriali che attualmente gestiscono il Comune.
Olga Franca da sempre denuncia la mancanza di democrazia nel consiglio comunale di Capodistria, e ha ammesso che in questi anni si è riuscito a fare poco: “le persone sono alienate e lo dimostra il basso afflusso elettorale”.
Nevio Miklavčič ha accusato Popovič di comprare i voti dei lavoratori che devono fotografare le schede elettorali per non perdere il loro lavoro. Medveš trova normale che si possa fotografare la scheda elettorale e pubblicarla, mentre giudica amorale costringere i lavoratori a votare come chiede “il padrone”.
I RAPPORTI CON LA CNI E LE SUE ISTITUZIONI
Krmac ha affermato che l’Istria ha al suo interno diverse culture e quindi per difendere le comunità croate, italiane e slovene bisogna promuovere una politica regionale. Olga Franca, se eletta, ha dichiarato che cercherà di applicare la buona prassi del Comune di Ancarano dove la collaborazione con la CNI sta dando buoni risultati. Miklavšič, che ha frequentato il ginnasio italiano ha detto che per lui la cultura italiana è decisamente un valore aggiunto. Gombar ha detto che oggettivamente l’applicazione del bilinguismo non funziona al meglio anche se esiste una convivenza. Medveš pensa che i rapporti tra il Comune e la CNI attualmente non sono proprio dei migliori e perciò bisogna instaurare un dialogo maggiore con la CAN.
Mišič ritiene che chi vede il bilinguismo come un problema deve chiedersi se si trova nel posto giusto, perché si tratta di un patrimonio culturale che pone grande accento sulla popolazione italiana che viveva in questa città. Per Markežič non esiste alcun problema a livello di bilinguismo, ma c manca la base economica per sviluppare la Comunità degli Italiani che rischia così entro quindici anni la totale assimiliazione. Sertič parla di una applicazione sulla carta del bilinguismo, mentre bisogna incrementarne l'uso nelle istituzioni.
Križman ha denunciato che lui si è dimostrato aperto verso la Comunità nazionale italiana, ma quando ha chiesto durante la campagna di incontrare i rappresentanti della CNI non ha ricevuto risposta. Per Bržan e Mišič le istituzioni della minoranza mancano di criticità e in questi anni sono stati passivi ed assoggettati al Consiglio comunale ed anche Brecelj sostiene che negli ultimi anni la CNI non è più fattore di sviluppo e che la Comunità Nazionale rientra nella struttura piramidale del Comune, come dimostrano le dichiarazioni del vicesindaco italiano. Medveš per uno sviluppo adeguato bisogna instaurare un dialogo che non esiste più da quindici anni. Bržan ha parlato di un nuovo “-ismo” che ha come centro “Popo”.
Barbara Costamagna