Sono due le catastrofi che si sono abbattute sulla Slovenia negli ultimi due anni: le alluvioni dell'estate scorsa, e l'insediamento del governo Golob a giugno 2022. Siamo qui per mandare a casa questi irresponsabili che gestiscono la cosa pubblica come se fosse proprietà privata, senza cercare vendette, ma con la determinazione di ricostruire quanto distrutto dai golobisti, e di restituire agli sloveni lo spreco di denaro pubblico. E' tutto qui il succo del discorso di oltre mezz'ora tenuto ieri sera da Janša sul palco di una piazza del Congresso piena di persone nonostante la pioggia. In migliaia sono venuti a Lubiana da tutta la Slovenia, attivisti, membri del Partito democratico e semplici insoddisfatti, per sostenere la battaglia lanciata da Janša per cercare di mandare a casa il governo degli incompetenti, come detto a più riprese. Una piazza che non si riconosce negli schemi della sinistra globalista cui rimanda questo esecutivo, secondo Janša, che ha elencato tutte le promesse non mantenute in questi quasi due anni. Nel lungo discorso il leader dell'SDS non ha trascurato alcuna categoria sociale insoddisfatta, dagli agricoltori ai pensionati, dai medici che hanno bisogno di garanzie ai cittadini preoccupati per la gestione delle frontiere e dei flussi migratori. E di migranti ha parlato a lungo nel suo discorso, senza però i toni incendiari che ci si poteva attendere, soffiando comunque sul fuoco delle tensioni e delle paure delle comunità locali al confine con la Croazia, dove è in corso un braccio di ferro sulla costruzione di nuovi centri per richiedenti asilo. Secondo Janša si tratta di una soluzione che sposta la questione migratoria da Lubiana, dove la gestione è sempre più complicata, al resto del paese, con rischi incontrollabili. Fra i bersagli dei relatori che si sono alternati sul palco, oltre a Golob, a più riprese c'è stato anche il sindaco della capitale, Zoran Janković, accusato di fare politica con metodi corruttivi e mafiosi.
Valerio Fabbri