La proposta a favore della Palestina votata giovedì scorso nel consiglio dei ministri, che ha segnato anche il giro di boa per un bilancio di metà mandato dell'esecutivo, è finalmente atterrata nelle aule parlamentari. Secondo il calendario dei lavori la votazione in Camera di Stato è programmata per martedì pomeriggio, ma la Commissione competente per la politica estera si è riunita già questo pomeriggio, con la novità della richiesta di referendum consultivo da parte del Partito democratico sloveno. Un voto scontato su tutti i fronti, che alla luce della mossa del principale partito d'opposizione potrebbe però slittare. Motivo per cui la presidente del Parlamento ha autorizzato i lavori in commissione a protrarsi senza un limite temporale, anche alla luce dei molti interventi previsti. Prima di riferire in commissione la ministra degli Esteri, Tanja Fajon, ha dichiarato ai media presenti che il riconoscimento è un gesto morale che i palestinesi meritano per le loro sofferenze, oltre a rappresentare un primo passo concreto per un percorso di pace. Secondo Fajon il referendum consultivo è solo una tattica per ritardare il riconoscimento della Palestina, se non addirittura un gesto provocatorio, poiché l'esito parlamentare è comunque scontato. Dello stesso parere anche il plenipotenziario per la politica estera nel gabinetto del premier Golob, Vojko Volk, che prima di entrare in commissione ha parlato di mossa sbagliata. L'opposizione, più che al riconoscimento in sé, è contraria ai modi e ai tempi, convinta che nella tempistica si nascondano calcoli pre-elettorali in vista delle europee di domenica prossima. Secondo il regolamento parlamentare, una proposta di referendum viene calendarizzata nella prima sessione disponibile se questa viene presentata entro 30 giorni prima della stessa. Le prossime sedute ordinarie sono programmate per il 17 giugno e per l'8 luglio, prima della pausa estiva.
Valerio Fabbri