Come due anni fa, soltanto quattordici membri del consiglio di programma dell'RTV sono stati d'accordo con l'esonero del direttore generale. Ce ne volevano almeno quindici. Così Kadunc porterà a termine il suo mandato che scade comunque ad aprile e il consiglio ha autorizzato il relativo bando di concorso per designare il suo successore. Kadunc ha intanto respinto le accuse mosse nei suoi confronti e sintetizzate in otto punti. Soprattutto gli viene contestata la mancata approvazione del piano di produzione e del piano finanziario per il 2020 cosicché' l'ente continua ad operare in base ai dodicesimi di bilancio riferiti all'anno scorso e i suoi critici, vicini alla coalizione di centrodestra, gli addebitano la gestione in rosso nel triennio precedente che però, secondo Kadunc, non ha mai messo in forse la liquidità dell'RTV pubblica. Il direttore generale ha detto inoltre che coloro che vogliono la sua destituzione vogliono influire direttamente sulla linea editoriale sostituendo gli attuali direttori responsabili e capiservizio. Di Kadunc e RTV Slovenia si è parlato intanto anche in sede di comitato cultura del parlamento convocato su richiesta dell'opposizione che denuncia crescenti pressioni sulle testate giornalistiche da quando si è insediato il governo Janša. Pressioni che sono state smentite dal ministro della cultura Vasko Simoniti il quale ha fatto sapere che le cosiddette leggi mediatiche, tanto contestate, saranno presto rese pubbliche nella nuova versione che dovrebbe tenere conto di alcune osservazioni emerse nei mesi scorsi. Il comitato ha comunque aggiornato il dibattito e la proposta dell'opposizione di sinistra di invitare il governo a porre fine alla sottomissione dei mass media pubblici non è ancora stata messa ai voti.
Boris Mitar