Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale, mettendo in scena l'adattamento di uno dei suoi film più riusciti, "Mine vaganti". Quando uscì sul grande schermo, nel 2010, questa commedia agrodolce sui conflitti familiari fece incetta di premi. Due David di Donatello, cinque Nastri d'argento, quattro Globi d'oro. Ma come si porta un successo cinematografico a teatro? Ozpetek opta per un impianto che lascia intatto lo spirito della pellicola, raccontando (sono parole sue) "storie di persone, di scelte sessuali, di fatica ad adeguarsi a un cambiamento sociale ormai irreversibile". In scena c’è il giovane Tommaso che torna nella grande casa familiare al Sud, deciso a rivelare ai suoi che è gay, con aspirazioni letterarie e non uno studente di economia fuori sede, come ha sempre fatto credere. Una storia umoristica e malinconica insieme, che si avvale di un cast di primo livello: Francesco Pannofino, Iaia Forte, Erasmo Genzini, Carmine Recano e Simona Marchini sono alcuni dei protagonisti dello spettacolo in cartellone a Trieste, al Politeama Rossetti, dal 6 al 9 gennaio, per la stagione dello Stabile del Friuli Venezia Giulia.
Si torna in platea, dopo la breve pausa natalizia, anche a Capodistria, dove l'appuntamento è fissato per il 7 gennaio con il debutto dell'atto unico "L'indiano vuole il Bronx", un'opera del drammaturgo statunitense Israel Horovitz, prolifico autore del mondo underground che si è trasformato in un classico del teatro di fama internazionale, scomparso all'età di 81 anni nel 2020. Il testo, che viene presentato in un nuovo allestimento del Teatro comunale capodistriano con la regia di Renata Vidič, esprime in termini realistici la violenza metropolitana in America. Scritto nel 1968, lanciò in teatro un grande e celebre attore allora alle prime esperienze: Al Pacino.