Regole che cambiano da stato a stato e che spesso non sono né uniformi né tantomeno coerenti. Tamponi da presentare all’entrata, quarantene più o meno lunghe, altri test da fare per uscire dall’isolamento sanitario. Spostarsi in Europa è tornato ad essere un incubo, tanto che il virus sembra abbia costruito tante piccole cortine di ferro. Sta di fatto che i confini sono praticamente chiusi. Muoversi per turismo o per semplice piacere è praticamente impossibile.
Per il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, di fronte alla violenza della pandemia bisognerà fare scelte forti. Il tema resta, comunque, complesso e gli scogli da superare sono molti. Secondo Andrej Šter, che guida il Settore consolare presso il ministero degli Esteri a Lubiana, si tratta di sviluppare un modello in cui "ci si possa fidare di chi avrà rilasciato il documento". Non sarà né un’operazione semplice né rapida. Se tutto andrà bene potrà essere pronta per la prossima estate. Inizialmente bisognerà sviluppare una banca dati comune per i vaccinati e poi si vedrà se il vaccino potrà servire anche a passare liberamente i confini.
Non è soltanto una questione burocratica e nemmeno legata alla fiducia reciproca delle istituzioni. La posizione a Bruxelles non è ancora cristallizza ed è proprio quello che è emerso nella videoconferenza di ministri per gli affari europei. Per il vicepresidente della Commissione europea Maroš Šefčovič non si deve consentire in alcun modo che i diritti e le libertà di coloro che non possono o non vogliono vaccinarsi siano limitati, ma ci sono anche pareri molti differenti dal suo. Il premier sloveno Janez Janša, ad esempio vede con favore la proposta greca e ritiene che il passaporto vaccinale possa essere utile per tutti. Per Janša, del resto, non sarebbe nulla di inconsueto, visto che già oggi esiste l'obbligo di vaccino per entrare in certi paesi.
Al momento, però, il nodo centrale della questione non è la volontà politica e nemmeno la difficile ricerca del consenso europeo, visto che l’ostacolo più grande rimane quello dell’accesso al farmaco, che sta arrivando lentamente ed è ancora lontano dall’essere disponibile per chiunque lo voglia.
Stefano Lusa