È diventata ormai un appuntamento fisso la commemorazione delle vittime del nazifascismo e dei caduti nella lotta partigiana, da parte del governo sloveno e della comunità slovena di Trieste, in occasione del primo novembre.
Quest’anno all’evento, anticipato in vista del lungo ponte della prossima settimana, hanno preso parte il presidente del Consiglio di Stato, Marko Lotrič, e la ministra della cultura, Asta Vrečko, a conferma che, dopo la storica stretta di mano fra Sergio Mattarella e Borut Pahor nel 2020, la cerimonia ha assunto una solennità crescente.
Anche i rappresentanti delle istituzioni locali, fra gli altri i vertici delle amministrazioni comunali dell’area di Trieste e le delegazioni delle organizzazioni della comunità slovena in Italia, hanno partecipato alla cerimonia, che ha avuto tre momenti, con la deposizione di corone presso il monumento ai fucilati sloveni di Basovizza e nel cimitero della cittadina, e poi un omaggio alla Risiera di San Sabba alle vittime della violenza nazifascista.
Marko Lotrič, ha sottolineato l’importanza della memoria, sottolineando come la Risiera, unico campo di concentramento in Italia, luogo di orrore e morte, sia diventata un simbolo della conservazione della memoria, unica strada, ha detto per il dialogo e la pace. Il presidente del Consiglio di Stato ha anche ricordato la figura di Boris Pahor che, ha aggiunto, “è la nostra autorità morale”.
“In tutto ciò che ci ha lasciato, nei suoi scritti - ha spiegato - e anche nei suoi pensieri, quando abbiamo avuto l'opportunità di ascoltarlo, ha sempre sottolineato che alla fine del tunnel c'è la luce, e che per quella luce bisogna lottare. Ciò che ha vissuto nei quattro campi di concentramento, tutte le esperienze e le atrocità, credo, volesse trasmetterle a noi, in modo che ricordassimo tutti questi eventi, che devono servirci da monito affinché non si ripetano. Purtroppo, in questi tempi vediamo immagini tragiche nella guerra in Ucraina, nella guerra in Medio Oriente e in altri 55 conflitti nel mondo. Sicuramente la guerra non è la soluzione, la soluzione è solo il dialogo, la soluzione è il rispetto e la comprensione. Dobbiamo essere compassionevoli e desiderare davvero la pace tra di noi”.
E sulla necessità di ricordare, perché gli orrori del passato non si ripetano, si è concentrata anche la ministra Asta Vrečko. “Dietro questi muri - ha detto all’interno della Risiera - delle persone sono state torturate per le loro convinzioni politiche. Il primo novembre e in tutte le festività ricordiamo e preserviamo la memoria della loro lotta e delle loro vite, ma mantenere vivo il loro ricordo significa anche seguire ciò che ci hanno lasciato, e il loro messaggio era che non deve accadere mai più. Mai più devono ripetersi simili cose. Le atrocità devono finire.
Siamo tutti esseri umani, e allo stesso tempo vediamo che nel mondo ci sono guerre e viviamo in un'epoca in cui, dopo ottant'anni, assistiamo nuovamente a un genocidio: questo sterminio sistematico in Palestina è qualcosa che è anche nostro dovere morale impedire. Le persone morte nella Risiera e negli altri campi sono le voci che ci impongono il dovere morale di lottare per la pace e di non permettere che simili atrocità si ripetano. Preservare e rispettare la loro lotta e le loro vite significa anche questo”.
Alessandro Martegani