Foto: EPA
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Mercoledi prossimo, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si riunirà per discutere della sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aia, che ha ordinato a Israele di adottare misure urgenti per prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza. L'Algeria ha richiesto la convocazione del Consiglio di sicurezza, sostenendo che questa sentenza segnerà la fine dell'era dell'impunità per le azioni di Israele contro la Palestina. La Corte ha stabilito che Israele e il suo esercito devono prendere tutte le misure possibili per evitare atti di genocidio, prevenire e punire l'incitamento pubblico al genocidio, e consentire la fornitura di servizi di base e aiuti umanitari a Gaza. Nonostante ciò, la Corte non ha chiesto a Israele di interrompere l'operazione militare a Gaza, avviata il 7 ottobre 2023 in risposta a un attacco di Hamas, che ha causato la morte di 1.200 persone. La Corte ha anche esortato i gruppi armati di Gaza a rilasciare i 136 ostaggi. Dall'inizio dell'offensiva israeliana, più di 25.000 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza.

Il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato che i presunti crimini di Israele contro i palestinesi a Gaza sono stati "messi a nudo" nella sentenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aia. Il Sudafrica è lieto che "le grida di giustizia del popolo palestinese siano state ascoltate da un eminente organo delle Nazioni Unite" e ha ribadito la richiesta di un cessate il fuoco per consentire negoziati affinché "Israele e Palestina possano vivere fianco a fianco". Il leader sudafricano ha poi paragonato le azioni di Israele a Gaza alla storia di apartheid del Sudafrica, sottolineando le similitudini con il precedente sistema di governo basato sulla minoranza bianca, che limitava la libertà di movimento dei sudafricani neri e implementava politiche oppressive. Ramaphosa ha concluso affermando che, nonostante i pareri contrari, il Sudafrica ha il dovere di intervenire a causa della propria esperienza di esproprio, discriminazione e violenza sponsorizzata dallo Stato.

Corrado Cimador