Se i terroristi se ne vanno dalla zona di sicurezza che la Turchia vuole creare ai suoi confini nel nord della Siria l'operazione finira'. Lo ha dichiarato il presidente turco Erdogan, il quale ha reso noto che nella prima settimana dell'operazione militare contro le milizie curde Ankara ha preso il controllo di 1.220 chilometri quadrati di territorio. Erdogan ha ribadito l'intenzione di proseguire l'offensiva penetrando fino a 35 chilometri oltre il confine e lungo una fascia che va da Manbij al confine con l'Iraq. Erdogan ha evidenziato che l'unica opzione per i curdi e' di deporre le armi e ritirarsi dopo avere distrutto le loro fortificazioni. Secondo il presidente turco questo sarebbe il modo piu' veloce per risolvere il problema in Siria, considerato che nella sua storia la Turchia non ha mai compiuto massacri di civili e non lo fara' neppure ora nella sua offensiva militare. Sotto il profilo politico Erdogan ha affermato che la sua visita negli Stati Uniti, programmata per il prossimo 13 novembre, potrebbe essere annullata mentre per quanto riguarda la visita in Russia sara' confermata. Erdogan, contrariamente a quanto dichiarato in precedenza, incontrera' a breve la delegazione statunitense guidata dal vice presidente Pence. Intanto la Russia sta insistendo per la tutela di Damasco, le forze militari turche e siriane devono studiare una cooperazione concreta sulla base dell'accordo di Adana, patto di sicurezza che risale al 1998, il quale impone a Damasco di cessare di ospitare i leader separatisti del PKK, il gruppo curdo che combatte in Turchia per ottenere l'indipendenza. Nel frattempo le forze governative siriane hanno occupato le basi militari statunitensi abbandonate dopo avere assunto il controllo di numerose localita' e l'aeroporto di Tabqa. Nei giorni scorsi i curdi hanno raggiunto un accordo con il governo siriano che ha portato all'ingresso dell'esercito di Damasco nei territori curdi per difenderli dalle forze turche.
Franco de Stefani