Dal loro reinsediamento alla guida dell’Afghanistan i talebani hanno “deliberatamente privato” 1,4 milioni di ragazze afghane dell'istruzione secondaria. Un dato che emerge dall’ultima relazione pubblicata dall'Unesco proprio a ridosso del terzo anniversario del loro ritorno, il 15 agosto 2021, nella quale si denuncia il fatto che “l'Afghanistan è oggi l'unico Paese al mondo a vietare l'accesso all'istruzione alle ragazze di più di 12 anni e alle donne”. I talebani hanno, inoltre, vietato alle donne di insegnare ai ragazzi, mentre il Paese soffre della mancanza di insegnanti uomini qualificati, che ha spinto molte famiglie a non iscrivere più i figli a scuola. L'Unesco teme di conseguenza un possibile aumento “del lavoro minorile e dei matrimoni precoci”, ma anche una penuria di competenze che potrebbe nuocere allo sviluppo del Paese a lungo termine.
Un apartheid di genere, che è stato denunciato anche da alcune atlete alle Olimpiadi che si somma a una vera e propria crisi umanitaria in corso con l'economia a crescita zero, la disoccupazione record, la povertà alle stelle, un terzo dei 45 milioni di afghani che sopravvive soltanto con pane e the. Il tutto in un clima di paura diffuso, visto che ogni minimo mancato rispetto alla legge islamica vigente comporta intimidazioni, persecuzioni, punizioni fisiche e carcere.
Critiche che non smuovono minimamente la leadership talebana che festeggia questo terzo anniversario, riaffermando quelli che vengono considerati principi irrinunciabili che si rifanno alla loro interpretazione della Shari'a.
Barbara Costamagna